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Dopo la sosta

Il riparo dal diluvio social nella classifica: la Roma si avvicina alla vetta

Riparte la litania sul gioco. Ma la Roma si avvicina alle posizioni da Champions League. E i rimbrotti di Mourinho sono stati utili a Tammy Abraham

Abraham in azione all'Olimpico

Abraham in azione all'Olimpico ((As Roma via Getty Images))

Mauro De Cesare
07 Gennaio 2023 - 10:50

C'è un confine sottilissimo tra l’amore e il disprezzo. Che cosa è l’amore? La Roma. Che cosa è il disprezzo? È l’antiromanismo di chi sostiene di essere romanista. Complicato? Cercheremo di essere più “comprensibili”. Almeno sul secondo concetto. Il primo ce lo ricorda una storica coreografia: «Ti amo!».
Dopo due mesi è tornata la Serie A. Sappiamo tutti che dopo la fine del campionato, e le settimane trascorse in isole caraibiche e mari cristallini, ricominciare a correre è faticosissimo. E, ritiro a parte (un mese), tutti i passi falsi vengono, di solito, spiegati con la ruggine accumulata dopo la sosta. Massima comprensione da parte di tutti: tifosi e addetti ai lavori. Poi capita che un Paese, in grado di condizionare tutti con le proprie, infinite possibilità economiche, riesca a interrompere i campionati in corso d’opera in ogni angolo del mondo. In inverno. Mai accaduto prima. Si gioca in Qatar il Mondiale. Stop di un mese? No. Due mesi.

Ma parliamo della Roma dopo il “lockdown” forzato e per molti dannoso. Giochiamo contro il Bologna, vinciamo e il ritornello, ormai consueto e insopportabile, riprende a tormentare le nostre orecchie. Diluvio social. L’antiromanismo, la voglia di continuare a sostenere che il “bollito” sia invece alla… frutta, è riemerso, più velenoso di prima. Il gioco, o per tutti il non gioco. No, non è vero che non sia cambiato nulla. Niente calcio champagne, evidente. Ma José lo Special credo abbia messo bene le cose in chiaro. Passaggi alti, lunghi e lenti dalla propria linea di difesa, verso l’area avversaria, e preda esclusiva dei difensori, sono stati aboliti. Contro il Bologna non si sono visti. Il tentativo di cambiare, difficile se non ancora assimilato, è stato fatto. Palla a terra e provare a creare qualcosa. Sì, tentativo. Non è riuscito e non poteva riuscire. Il coraggio e i sogni muovono tutto o quasi, fino al traguardo. Le bacchette magiche le avevano solo le fate.

Sì, la voglia non è mancata.
E Tammy Abraham, secondo argomento. Del salvataggio all’ultimo respiro hanno parlato tutti. Ma la cosa più importante è sfuggita. L’inglesino è stato quasi “torturato” in questo inizio di stagione da Mourinho. Lo scorso anno corse senza sosta, pressing e rientri in fase difensiva. Gol. Tutto svanito? No, quella posizione sulla linea di porta dimostra quanto il giocatore abbia assimilato i rimbrotti del mago portoghese. Stare lì, intervenire con la rapidità che neppure un difensore a volte riesce ad avere, la lucidità di rinviare il pallone lontano dal cono di luce della porta… beh. Un fermo immagine mostra i volti disperati di Rui Patricio e Cristante. Disperati i volti. Immobili loro, con l’espressione, già, del disastro.

Sostanzialmente, dicevamo, potrebbe sembrare che non sia cambiato niente. E in effetti è anche così. Perché i detrattori da tastiera hanno ripreso il tam-tam. Ma i risultati continuano, per loro, a essere scarsi. Siamo attaccati al carro delle prime, vicino alla vetta. E anche Dante Alighieri tifa per la Roma: «Non ti curar di loro, ma guarda e passa». Anzi, vinci!

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