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La riflessione

Nei tormenti di Totti, oltre il gossip

Un uomo fortunato, che ha avuto tutto, e a tutto ha anteposto la famiglia. Forse solo “lo Sceriffo” avrebbe potuto aiutarlo in un momento così delicato della vita

Totti allo stadio Olimpico

Totti allo stadio Olimpico

Mauro De Cesare
11 Settembre 2022 - 11:24

Il gossip, questo sconosciuto. Ma questo, in particolare, non è gossip. Non vuole esserlo. È il tentativo di entrare (o avvicinarsi) nella testa di un uomo fortunato, ricco, famoso, idolo di milioni di persone. Simpatico, guascone, che nella vita ha sempre anteposto a tutto, un solo valore: la Famiglia. Davanti agli occhi scorrono le immagini di 307 gol, tante sono le volte che ci ha fatto scattare in piedi dalla sedia, dal divano, dalle panchine di legno dure e imbevute di acqua, pioggia presa per decenni: il vecchio Olimpico, prima del maquillage per i Mondiali del 1990. L’Olimpico nel quale, tutti o quasi, abbiamo sentito le gocce di pioggia nella schiena, scese dall’ombrello del tifoso alle nostre spalle. Lo stesso che, come, noi, neppure le sentiva nella sua schiena. Perché eravamo tutti, in sessantamila, in contatto con lui: il resto era resettato. Ci si accorgeva solo una volta arrivato a casa, di essere zuppi fino alle mutande.

La Famiglia, sì. Tutti i suoi passi sono stati guidati dal pensiero e dalla forza che gli trasmettevano i suoi affetti. Mamma Fiorella, lo Sceriffo, il fratello Riccardo, gli amici che non smetteranno mai di esserlo, con i quali andava, ragazzino, a suonare ai citofoni per scappare, poi, di corsa. Gioco tra i preferiti, di tutti i ragazzini di borgate, popolate e popolose, della città più bella del mondo. In un libro parla di loro: «Antonio, detto “il Morto” perché era sempre pallido, Bambino, i due Giancarlo, Pantano e Ciccacci, Marco e Sonia, i figli del barista dove c’era l’affascinante flipper». E, ovviamente, il suo inseparabile cugino Angelo.

Oggi si sente (o si percepisce) lo stridore dei suoi pensieri, inaspettati e violentemente dolorosi. Lui, il valore Numero Uno, lo ha sempre confessato, dichiarato. Oggi, in questo momento, si sente orfano, orfano di un qualcosa che non avrebbe mai pensato di dover guardare quasi in maniera furtiva. Loro cinque, senza il fastidioso gossip. Che non lo disturbava su una spiaggia, a dare calci a un pallone con papà e ragazzini dell’ombrellone accanto.

Perché il gossip, questo sconosciuto, adesso invece fa più male di qualsiasi calcio, frattura o rigore sbagliato. Pupone o mammone, poca importa. La sua eterna domanda è stata: «Essere il figlio prediletto di Roma è bellissimo, eppure a volte spaventa.  Allora riecco quella domanda: che cosa devo fare per essere degno di un amore così folle, così assoluto, così esagerato?”». È solo un tentativo quello di voler entrare o avvicinare i suoi pensieri, che non possono non essere tormentati, spaventosi addirittura. Forse pensa anche a momenti recenti. Quando in casa suonava l’allarme e non era lui ad alzarsi per controllare. E per come ha sempre raccontato la sua infanzia in via Vetulonia, tra serrande torturate dal Super Santos e il gioco delle “paperelle” sugli scalini della sua scuola elementare, la Alessandro Manzoni, e la domanda torna, come un incubo, ossessionante: «Come farò…?». Ma la domanda non è rivolta a Roma. Questa volta.

Forse lo Sceriffo lo avrebbe aiutato. Lui che gli diceva di «essere una pippa e che il fratello era molto più bravo di lui…». Magari una provocazione d’amore paterno, capace di superare in dribbling l’avversario di oggi. Un’estate rovente, in tutti i sensi. Qualche paparazzata intorno a un campo di padel, con vecchi compagni di uno scudetto fa. Quasi mai un accenno di sorriso sul suo volto. Triste. Perfino banale questo tentativo di intercettare i suoi pensieri. È e resta banale. Ma una cosa sola non può assolutamente sfuggire e non va dimenticata. Lui non si sarebbe mai allontanato dai figli, perché i suoi esempi, Fiorella, lo Sceriffo, il fratello e gli amici, erano lì 40 anni fa. Non li ha lasciati, non lo hanno lasciato. Sono sempre più accanto al suo profondo disagio. Disagio? Gossip? No, dolore.

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