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Per la Roma

La cosa più bella degli Europei... sei te!

Le immagini migliori da emozioni e gioie sugli spalti, le stesse nostre. L'auspicio del ritorno alla normalità, con lo stadio che ne è parte integrante

01 Luglio 2021 - 12:55

Li state guardando gli Europei?

No, non voglio parlare del rigore sbagliato da Mbappé. Cosa? Neanche di Schick, figurarsi. Potrebbe farne altri cento di gol che non cancellerebbe lo score collezionato a ROMA: cinque reti, e un cerchietto rosso, in due campionati. La fascia da capitano gettata a terra da Ronaldo, invece, meriterebbe un libro da scrivere a vantaggio dei bambini che amano il calcio: cosa fare, cosa non fare. E da chi non prendere esempio. Ma il giorno che avrò voglia di scriverne uno, di libro, su un calciatore che non abbia militato per la squadra della Città Eterna, il patinatissimo portoghese sarebbe l'ultimo della lista che vorrei raccontare parecchio-parecchio dietro, per esempio, al portiere camerunense N'Kono, Pino Lorenzo, Martin Vazquez. O, soprattutto, Tomas Skuhravy.

Ma torniamo agli Europei, però smettetela di chiedermi di questo o quel giocatore, risultato, gesto tecnico. Perché, in realtà, voglio parlarvi di quello che accade al di fuori del rettangolo verde. Ma come… parli di calcio ed esci dal campo? Certo, esattamente. Per invadere le tribune e arrivare in mezzo ai tifosi. Perché sono proprio loro, guarda un po', l'argomento di questo articolo. Certo, le immagini che arrivano da alcuni stadi sono da torneo amatoriale… con qualche appassionato, anche se già è qualcosa, posizionato a macchia di leopardo. E, perdonatemi, tengo da parte anche il folklore delle parrucche, delle facce pitturate e degli abiti cuciti e messi addosso – oltre che per rendersi ridicoli – per farsi inquadrare.

Io, invece, parlo di quelle esultanze che m'hanno fatto ripensare alle mie, alle tue, alle nostre. Visi trasfigurati dalla delusione e dalla rabbia, abbracci d'entusiasmo violento per quanto intensi. Ecco, quello è il calcio. Il calcio degli spalti pieni, di chi vive in simbiosi con la sua squadra nella convinzione che, sostenendola con ancora più forza, possa condurla alla vittoria. Retorica? Ci sta. Ma poi mica tanto perché se a questo sport gliela togli, la retorica, ormai avanza poco o nulla e quel poco – anzi tanto – è stato, mi è rimasto impresso, in quel tifoso svizzero dilaniato dalla tristezza a un passo dal novantesimo contro la Francia e poi, solo qualche istante dopo, con gli occhi fuori dalle orbite per la felicità per il pareggio raggiunto.

Il calcio, simpatie personali a parte, è nell'esplosione inarrestabile dei tifosi inglesi al gol di Sterling e poi di Kane. Quella gioia, mentre esplodono con i bicchieri di birra che volano come fuochi d'artificio, mi manca terribilmente… Così tanto d'andarmela a cercare in quelle immagini che, ne sono sicuro, hanno stimolato la fantasia di molti, molti altri.

Perché tutti auspichiamo il ritorno alla normalità. E lo stadio, di questa normalità, ne è parte integrante.

Torneremo, per la ROMA!

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