De Rossi: "Gasperini non si discute, porterà la Roma ad un altro livello"
L'ex allenatore della Roma ha parlato ai microfoni di Sky Sport: "Se mettiamo in dubbio Gian Piero, non si parla più di calcio: sarebbe bello affrontarlo, chi lo sa"

(GETTY IMAGES)

Protagonista questa mattina di un'intervista pubblicata da "Il Corriere della Sera", Daniele De Rossi ha parlato anche ai microfoni di Sky Sport. Queste le dichiarazioni dell'ex tecnico giallorosso:
Che partita ti aspetti questa sera tra Psg e Inter?
"Non si sa mai cosa esce da una finale, anche l'ultima dell'Inter fu imprevedibile, e oggi magari viene da pensare che il Psg sia favorito, ma negli ultimi anni l'Inter è diventata bellissima da veder giocare".
Cosa ti colpì di Luis Enrique alla Roma?
"A me piacciono gli allenatori credibili, lui lo è perché crede nelle proprie idee, calcistiche e umane. Visionario lo è fino a un certo punto, ma è molto legato al rispetto dei valori del gruppo, ed è forse quello che mi ha colpito di più, perché era molto giovane, alla prima esperienza fuori dalla Spagna e fu un qualcosa di incredibile da scoprire".
Un episodio che ti è rimasto impresso?
"Fu un conoscersi progressivo. Quell'estate mi operai ad un orecchio, dal quale ancora fatico a sentire, e ogni tanto andavo a Trigoria e trovavo lui e il suo staff a lavorare. Vedevo quanto erano attenti, parlavano molto del Barcellona B perché dicevano che non era importante la categoria, ma quello che volevano trasmettere. Poi mantenne la sua parola, molti allenatori dicono "Qui con me si fa così, qui siete tutti uguali", ma poi fanno diversamente. Lui fece così. Il suo addio è stato una "sliding door" per la storia della Roma, se fosse rimasto si sarebbe costruito qualcosa di interessante".
Stasera dalla tribuna vedrai altre facce amiche: gli italiani dell'Inter, Donnarumma, Marquinhos...
"Ciò che ti colpisce della finale è innanzitutto l'evento in sé, un qualcosa che da calciatore non ho mai vissuto. Lo vivo un pochino come un rimpianto, ho avuto una carriera a livelli alti, non ero lontanissimo ma evidentemente qualcosa mi è mancato. Stasera sarà un piacere vedere tante facce amiche, Gigio Donnarumma l'ho visto che era un bambino, e ancora oggi mi guarda con lo stesso affetto delle prime volte che parlavamo. Lo stesso Marquinhos venne a Roma che era piccolo, e poi Simone D'Amico, Luis Enrique... Mio figlio mi chiede per chi tifo, io gli rispondo che non tifo per nessuno: sarò contento per chi vincerà e mi dispiacerà per l'altra squadra, perché deve essere un dolore lancinante, calcisticamente parlando".
Cosa ne pensi di Gasperini alla Roma?
"C'è da vedere se sarà confermata, ma ieri mi sono ritrovato con un tifoso a discutere se fosse la scelta giusta: se dobbiamo discutere del valore dell'allenatore che ha preso la Roma, non dobbiamo più parlare di calcio. Gasperini è un allenatore incredibile, che ha fatto cose incredibili, ma le ha fatte nel tempo: si è sempre migliorato, e lì ha avuto 8-9 anni di lavoro, di serenità a Bergamo. Perciò io mi auguro che abbia, non dico 8-9 anni, ma del tempo sì, per mettere a frutto le sue idee, perché porterà la Roma ad un livello successivo secondo me".
Per poi ridarla a te?
"No, no, la porterà ad un livello successivo lui, e speriamo magari di giocarci contro un giorno, chi lo sa (ride, ndr)".
Hai detto che Luis Enrique, Spalletti e Conte hanno influenzato di più il De Rossi calciatore. Cosa c'è di Luis Enrique nel tuo modo di allenare?
"Beh, lui è arrivato in un momento in cui il Barcellona di Guardiola aveva già iniziato ad ammaliare il mondo, lui esce fuori da quella filosofia lì. Ci ha portato a capire cosa c'era dietro quel gioco, io ne sono rimasto affascinato e ho cercato di studiarlo. Un giorno gli ho detto che volevo andare a vedere i suoi allenamenti per studiare quel modo di allenarsi, e lui mi ha detto: "Bene, perché adesso faccio tutte altre cose". Scherzi a parte, il calcio cambia ogni anno in base a quello che i nuovi allenatori ti fanno vedere. Lui e Guardiola hanno mostrato un certo modo di giocare, lo stesso Gasperini ha poi portato il calcio ad un'altra maniera, forse proprio per ostacolare quel tipo di calcio. A me ha dato tante idee e ispirazione nel coltivare i rapporti professionali: intransigenza nel lavoro, ma sempre con amicizia e il sorriso. Io mi sono trovato molto bene, poi ogni allenatore agisce per quello che è, qualcosa avrò preso da loro ma scimmiottarli mi sembra ridicolo".
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