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Candela: «Roma mia, sono fiducioso: ecco come puoi fermare il Barcellona»

L'ex esterno giallorosso a il Romanista: «Tutti si ricordano solamente il mio errore al Camp Nou, ma ho fatto anche cose buone contro il Barça»

04 Aprile 2018 - 11:15

«Lo sapevo che mi avresti telefonato e so pure di cosa vuoi parlare». Vincent Candela ci ha risposto così al suo nuovo, ennesimo, numero del telefonino. Interrompendo una partita a ping pong con il figlio Thomas, con la sua solita cadenza francese-romana e, pure, con la sua consueta, contagiosa, simpatia. È un vecchio e caro amico il francese che doveva giocare a rugby, per poi ritrovarsi a diventare una star del mondo pallonaro, campione d'Italia con la Roma, campione del mondo e d'Europa con la Francia e mannaggia a Lizarazu che troppo spesso lo costringeva in panchina, titoli citati in rigoroso ordine di importanza, almeno per noi. La Roma stasera si ripresenterà al Camp Nou, come non sentirlo?

Vincent, venti febbraio del 2002, ti ricorda niente questa data?
«Lo sapevo, lo sapevo».

Ma che sapevi?
«Che avresti voluto parlarmi di quella notte al Camp Nou».

E che c'è di male? Finì con un bel pareggio che non sarebbe male ripetere anche questa sera.
«Vero, ma sarebbe stata una vittoria se...».

Se?
«Inutile far finta di niente, lo sanno tutti, il gol che incassammo fu per mia responsabilità, solo così il Barcellona riuscì a riprenderci. Avremmo meritato di vincere».

Ma perché quel pallone non lo hai buttato in tribuna, sarebbe stata la cosa più semplice, no?
«Vero. Ma chi ha seguito la mia carriera, sa bene che non sono mai stato un giocatore che buttava il pallone, ho sempre cercato di giocarlo, era il mio stile».

Solo che quella notte quello stile, peraltro apprezzabilissimo, fu fatale.
«Vero, ma fui pure parecchio sfortunato».

In che senso?
«Quel pallone me lo rubò Puyol, mica pizza e fichi. Lo mise al centro e Kluivert, un altro che non era pizza e fichi, con una gran girata pareggiò».

Quello che è strano è che tutti si ricordano dell'errore e non di altre cose.
«Bravo. Nessuno, per esempio, si ricorda che Panucci segnò il gol del vantaggio sfruttando un calcio di punizione battuto dal sottoscritto. E non è finita qui».

Che altro c'è?
«Nella partita di ritorno che vincemmo per tre a zero, la nostra prima rete arrivò con una deviazione di Emerson su un mio tiro. Insomma Candela in quelle due partite fece anche qualche cosa positiva».

Quella era una grande Roma.
«Grandissima. Era una squadra formidabile, piena di campioni. Ma aveva un difetto».

Quale?
«Non era abituata a vincere. A Roma, purtroppo, è così. L'anno successivo allo scudetto, non rivincemmo perchè stavamo ancora festeggiando quello precedente».

In più erano anche arrivati Panucci e Cassano.
«Vero ma non sempre la somma individuale fa il totale giusto».

Che vuoi dire?
«Nell'anno dello scudetto lo spogliatoio era fantastico, c'era l'atmosfera giusta».

L'anno dopo non c'era?
«Voglio solo dire che arrivarono giocatori di grande personalità e, almeno inizialmente, non è facile trovare la chimica giusta».

Più forte la tua Roma o quella di oggi?
«Rispondo la mia, sperando tra un paio d'anni di poter cambiare la mia risposta».

Più forte il Barcellona che hai sfidato o quello di oggi?
«Quello di oggi. Anche se pure il mio mica era male, Rivaldo, Kluivert, Luis Enrique, Puyol, Cocu, tanta roba insomma. Però quello di questa sera ha qualcosa in più».

Cosa?
«Messi e Iniesta. Il primo è inutile parlarne, è il più forte, fa sempre la differenza, il secondo con il pallone tra i piedi è in grado di fare tutto, è un grandissimo».

In base a quello che hai detto per la Roma di oggi non ci sono speranze...
«No».

Come no?
«Perché io nel resto dei giocatori non vedo tutta questa differenza. Servirà una Roma perfetta, concentrata, in grado di ridurre a zero gli errori e allora...».

Allora che?
«Fazio e Manolas sono una coppia centrale difensiva che non è inferiore alla loro, Nainggolan un centrocampista formidabile come De Rossi, Dzeko un centravanti che può segnare ovunque. Io sono fiducioso, a patto che...».

A patto che?
«Al Camp Nou si riveda la Roma che ho ammirato a Londra contro il Chelsea o quella che ha vinto a Napoli. Quando gioca come in quelle due occasioni, la Roma può fare tutto».

Quale dovrà essere la cosa che la Roma dovrà fare meglio?
«Pressare. Ma lo dovrà fare con giudizio perché se il Barcellona salta la prima linea, poi può arrivare in porta in una frazione di secondo. Sarà fondamentale capire quando sarà il momento di andare ad attaccarli».

Quanto manca a questa Roma un giocatore come Totti?
«Ma non me lo devi nemmeno chiedere. Totti è un giocatore che mancherebbe a qualsiasi squadra al mondo, è stato un campione unico e non lo dico perché è un mio carissimo amico. È stata semplicemente la realtà dei fatti per oltre venti anni, un fuoriclasse, il più bravo, con Zidane, con cui ho giocato».

Certo la Roma che abbiamo visto a Bologna non induce a esercizi di ottimismo.
«Vero, a Bologna la squadra mi ha molto deluso. Non si possono pareggiare partite che, per valori tecnici, ti vedono nettamente superiore».

Questi alti e bassi di rendimento sono purtroppo una costante nella storia della Roma.
«È così, purtroppo. Io non so se a Bologna nella testa dei giocatori ci fosse già il Barcellona, cosa peraltro possibile, so però che la Roma quella partita la doveva vincere, in un modo o nell'altro. Il problema è che qui a Roma si fa fatica a dare continuità alla mentalità vincente. Quando si vince ci si esalta troppo, quando si perde l'ambiente tende a demoralizzarsi. È un problema, questo, che non è stato mai risolto del tutto».

Come giudichi il lavoro del tuo ex compagno Di Francesco sulla panchina della Roma?
«Sta facendo un ottimo lavoro. Dal Sassuolo alla Roma ha fatto un grande salto in alto, ha dimostrato di meritarselo. E non va dimenticato che lo scorso anno, oltre al tecnico, ci sono state molte novità nella Roma. È arrivato un nuovo direttore sportivo, sono stati ceduti Salah, Rudiger, Paredes, sono arrivati otto giocatori nuovi. Un gruppo nuovo ha bisogno di un po' di tempo per conoscersi».

Secondo Candela a che punto è la crescita della squadra?
«Penso a un buon punto. Nel prossimo mercato vedremo cosa succederà, c'è bisogno ancora di qualcosa per poter puntare al massimo».

Trovi deludente l'attuale terzo posto in classifica?
«Deludente mi sembra eccessivo. Forse si poteva puntare al secondo posto, non vedo differenze sostanziali con il Napoli che sta facendo un campionato eccellente. Il loro vantaggio è che Sarri è da tre anni che sta lavorando con lo stesso gruppo, Di Francesco ha bisogno di tempo per far crescere la Roma. L'obiettivo Champions League del prossimo anno, comunque, credo che la Roma lo raggiungerà senza troppi patemi».

Hai parlato del Napoli, non della Juve. Perché?
«Perché in Italia è di un'altra categoria. È troppo più forte degli altri. Ed è più forte in tutto, a cominciare dal fatturato. Vincerà il settimo scudetto consecutivo».

Rispetto ai tuoi tempi, il campionato italiano è un po' sceso di livello.
«Mi pare evidente. Una volta i grandi giocatori volevano venire in Italia, ora mi sembra che i grandi che ci sono quando possono se ne vanno. Gli esempi negli ultimi anni sono stati tantissimi. Ci vorrà un po' di tempo per risalire la corrente».

Quindi stasera nessuna speranza per la nostra Roma.
«No, te lo ripeto. Io sono fiducioso».

A patto che in campo non ci sia un altro Candela...
«Ma vuoi che ti mandi a quel paese?» No grazie, Vincent. Alla prossima.

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