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Le case dell'Atletico Madrid: tutti gli stadi dei "Colchoneros"

Iniziarono in un campo sterrato nel maggio 1903. Poi il primo Metropolitano e il mitico Calderon, fino all'attuale impianto

Al Wanda è stato installato un orso col corbezzolo, simbolo della città e dell’Atletico. Ai suoi piedi, la mappa con tutti gli stadi del club

Al Wanda è stato installato un orso col corbezzolo, simbolo della città e dell’Atletico. Ai suoi piedi, la mappa con tutti gli stadi del club

21 Novembre 2017 - 10:49

In principio fu un parco. Campo del Retiro è il nome del posto in cui l'Athletic Club de Madrid, quando era solo una filiale dell'Athletic Bilbao, giocò la sua partita il 2 maggio del 1903. I primi soci, un gruppo di studenti baschi con nostalgia del loro Athletic Bilbao, ai quali si aggiunge un gruppo di fuoriusciti dal Madrid CF (non era ancora Real), appianavano la superficie sterrata e disegnavano le linee con le proprie mani. Il campo - stadio è una parola grossa - prendeva il nome dal vicinissimo Parco del Retiro, tuttora la più famosa e frequentata area verde di Madrid. Era un luogo aperto, uno spiazzo più che altro, e il fatto che venisse chiamato anche "Campo de la rana" rende bene l'idea di come quei pionieri giocassero in un ambiente più bucolico che sportivo.

Per i primi dieci anni di vita l'attuale Atletico fu una squadra gemella dei biancorossi di Bilbao. Anzi, più che gemella, succursale: tanto che nel 1910 non partecipò alla coppa nazionale perché dovette prestare i giocatori migliori alla squadra basca. Il 1913 fu l'anno del divorzio e della definitiva indipendenza. Con l'aumento degli spettatori, l'Athletic de Madrid fu costretto a cambiare stadio: il Campo O'Donnell, a poche vie dal precedente, divenne la sua nuova casa per altri dieci anni. Al contrario del primo, era un campo recintato, in modo da poter riscuotere il prezzo del biglietto. La partita d'inaugurazione fu una sorta di derby del cuore: Athletic de Madrid contro Athletic Bilbao, 10mila spettatori. L'impianto divenne negli anni il più attrezzato della capitale spagnola, tanto che nel 1921 ospitò anche la nazionale contro il Portogallo. Quell'anno il futuro Atletico vinse anche il suo primo importante trofeo, il campionato regionale, vincendo proprio contro i blancos del Madrid.

Il 1923 fu l'anno in cui il club si dotò per la prima volta di un vero e proprio stadio. Lo Stadium Metropolitano fu inaugurato davanti a più di 20mila spettatori in una partita contro la Real Sociedad, che i madrileni vinsero 2-1. Il calcio d'inizio fu dato dato dall'infante Giovanni di Borbone, padre di Juan Carlos, re fino al 2014. Il Metropolitano, che nulla ha a che vedere con l'attuale Wanda Metropolitano, era un moderno stadio dotato di tribune alte e ripide. I biancorossi di Madrid ci giocarono fino al 1936, anno in cui scoppiò la Guerra civile spagnola, durante la quale l'impianto rimase fortemente danneggiato.

Dal 1939 l'Athletic trovò ospitalità nello stadio di Vallecas, attuale casa del Rayo Vallecano, che condivise con il Racing de Madrid, squadra rossonera ormai scomparsa. Negli anni successivi al conflitto, con la vittoria delle forze fasciste del generale Franco, il terreno del vecchio Metropolitano fu acquisito dall'Areonautica spagnola. Dopo la Guerra civile, infatti, la rosa dell'Athletic de Madrid era decimata e il club fu costretto a fondersi con l'Aviacion Nacional, a cui era stato garantito un posto nella massima serie. Naque così l'Athletic Aviacion de Madrid, che vinse i primi due campionati dopo il conflitto e si mantenne nelle alte posizioni della classifica per vari anni.

Nel 1941 il regime franchista obbligò ad abbandonare la denominazione inglese, costringendo l'Athletic Aviacion a diventare Atletico Aviacion e poi, nel 1946, definitivamente Atletico de Madrid. Grazie all'intervento dell'Areonautica, l'Atletico tornò al Metropolitano, che fu ricostruito e inaugurato nel 1943 con un derby di Madrid vinto dai locali, e dove rimase fino al 1966. Quando fu abbattuto, al suo posto furono edificate delle abitazioni: la mappa delle vie che ne venne fuori disegna il perimetro dello stemma del club.

Il 1966 è un anno sacro per i tifosi dell'Atletico. Abbandonato il Metropolitano per via della capienza ridotta, fu costruito quello che tuttora è il simbolo della mistica dell'atletismo. Davanti a 62mila persone lo Stadio del Manzanarre fu inaugurato sotto lo sguardo del presidente Vicente Calderon, a cui poi sarebbe stato intitolato, il 2 ottobre del 1966 in una partita contro il Valencia. Il primo marcatore, e non poteva essere altrimenti, fu Luis Aragones. Era il primo impianto in Europa ad essere interamente coperto da posti a sedere. Diviso in due anelli, questi furono dipinti uno di blu e uno di biancorosso durante una successiva riqualificazione. Durante la Coppa del Mondo del 1982, ospitò il girone della Francia.

Nei cinquant'anni di permanenza, durante i quali i madrileni hanno vinto 19 trofei, il Calderon è diventato il tempio dell'Atletico, un valore aggiunto che pesava sulla prestazione dei giocatori e anche sul risultato della partita. Tra molte critiche, lo stadio è stato abbandonato alla fine della scorsa stagione: al suo posto sorgerà il Parco Atletico de Madrid. La Roma giocherà domani nel Wanda Metropolitano, il nuovissimo impianto dell'Atletico. Ma questa è un'altra storia.

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