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Capradossi: la storia tesa di Elio

Due anni fa Elio Capradossi si allenava (quasi) da solo in un centro sportivo deserto, visto che Spalletti non lo aveva portato in ritiro a Pinzolo

08 Maggio 2018 - 07:06

Neppure due anni prima di esordire in serie A con la maglia della Roma, Elio Capradossi si allenava (quasi) da solo in un centro sportivo deserto, visto che Spalletti non lo aveva portato in ritiro. Il quasi era Lorenzo Musto, già centravanti del gruppo dei 1996 della Roma, quello per cui Lorenzo Pellegrini, che gli faceva da riserva, venne arretrato in mediana ai tempi dei Giovanissimi: nel 2014 i giallorossi lo svincolarono, fece un anno al Perugia, uno alla Torres, poi si ritrovò ad allenarsi insieme all'amico Capradossi.

Solo

Che però il contratto con la Roma lo aveva, e un paio di mesi prima aveva vinto lo scudetto da capitano della Primavera: a vent'anni non rientrava nei piani di Spalletti, che non lo portò in ritiro a Pinzolo, tantomeno nella tournée negli Stati Uniti, confidando in una cessione in prestito, che però venne siglata solamente il 31 agosto, quattro giorni dopo l'inizio del campionato di serie B.

La preparazione per quel campionato il difensore che due giorni fa ha debuttato in serie A l'ha fatta a Via della Capanna Murata, nello storico Centro Sportivo de La Borghesiana, sede della Lodigiani, che nel 2010 lo cedette alla Roma. La Lodigiani neppure si allenava in quelle settimane, il centro sportivo era vuoto, ma lui aveva il permesso del capo, Giuseppe Malvicini, classe 1934, quello che aveva fondato il terzo club di Roma nel 1972, contribuendo poi alla rinascita, come società di solo settore giovanile, dopo la trasformazione in Cisco/Atletico Roma e il fallimento del 2011, dopo aver mancato la serie B ai playoff.

La Lodigiani nel destino

«Veniva con quell'altro ragazzo, tutti i giorni, avrà fatto un mese da noi», racconta Tonino Ceci, un altro che alla Lodigiani ha passato una vita: quando Capradossi passò alla Roma era direttore generale. «Ma ci ho anche giocato. E tra i compagni di squadra avevo Corrado, il padre di Elio: era un centrocampista, uno alla De Rossi. All'epoca stavamo in Promozione, lui fece due anni, il secondo vincemmo il campionato, ma poi ha smesso, per lavorare.

L'altra sera ho provato a chiamarlo, dopo aver visto giocare il figlio, ma stava in Kenya, non sono riuscito a parlarci. Nessuno se lo aspettava questo esordio, neppure lui, altrimenti magari avrebbe provato a esserci. È sempre stato un tipo sportivo, Corrado, sapeva fare tutto: sci, sci nautico, immersioni, era maestro di surf, divenne responsabile delle attività sportive nei villaggi Valtour, in Africa. E ora, dopo aver fatto il dirigente della Rugby Roma, credo lo abbia aperto lui, un villaggio turistico».

Una vita in Africa, Capradossi senior. Conobbe lì la madre di Elio: era congolese, ma in Congo scoppiò la guerra civile, e venne a partorire in Uganda, a Kampala. Poco tempo dopo i due Capradossi tornarono in Italia, lei rimase in Africa: Elio lo hanno cresciuto i nonni.

«Quando giocava con noi alla Lodigiani - continua Ceci - abitava a Piazza Bologna: spesso lo andava a prendere il suo allenatore, Francesco Morini. Il responsabile del vivaio era Gianmarco Migliorati: ora lavorano tutti e due per la Roma, all'Acqua Acetosa. Elio aveva fatto un anno solo alla Lazio, ma era la scuola calcio. Di fatto iniziò alla Spes Artiglio: lo notò un nostro osservatore, rimase con noi 2 anni, Esordienti e Giovanissimi. Un ragazzo di un'intelligenza unica: si allenava già tre volte a settimana, in un campo lontano da casa sua, ma trovava comunque il tempo di dedicarsi allo studio. E in campo non perdeva mai la calma: quando sfidavamo la Roma o la Lazio, era l'unico che non sentiva la tensione. Fino a quando la Roma non è venuta a chiedercelo. Ci pagarono il premio di preparazione, saranno stati 15.000 euro».

In cambio di un giocatore di serie A.

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