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TatticaMente - Il terrore corre sul campo

Ecco l'analisi tattica di Roma-Atalanta curata da Daniele Lo Monaco

08 Gennaio 2018 - 08:25

Esistono tre diverse sfide all'interno di Roma-Atalanta che si è disputata sabato pomeriggio allo Stadio Olimpico. Ce n'è una, la prima, che è durata meno di un quarto d'ora e che ha visto la Roma solida protagonista. Ce n'è un'altra, la seconda, durata meno di mezz'ora, che ha visto undici giocatori in maglia giallorossa vagare terrorizzati per il campo sbagliando una percentuale insensata di palloni e consequenzialmente liberando da ogni pressione psicologica gli avversari in maglia bianca che a quel punto si sono presi il campo e hanno ipotecato il risultato globale delle tre sfide. E poi ce n'è stata una terza, che è durata un tempo intero, e che è stata completamente dominata dalla Roma contro un'Atalanta ridotta in dieci per l'espulsione di De Roon (rigorosa, ma ineccepibile, a livello regolamentare), ma che ha prodotto una sola rete, insufficiente per riequilibrare il conto finale.

L'APPROCCIO GIUSTO

Per 13 minuti la Roma è sembrata assecondare ogni richiesta dei tifosi, che erano andati allo stadio sperando di dimenticare (in vista della sosta) l'eliminazione dalla Coppa Italia, la sconfitta di Torino e gli eccessi di Capodanno con relative polemiche. Ordinata, attenta, motivata, la squadra ha pressato con efficacia, contenuto con disinvoltura e attaccato con costanza, lasciando spazio solo a un paio di estemporanee transizioni che hanno dato luogo ad altrettanti calci d'angolo (su cui la Roma ha difeso ordinatamente a zona). Al 6' Pellegrini ha preferito cercare la via diretta del gol anziché chiudere il triangolo con El Shaarawy (lo avrebbe messo solo davanti al portiere), ma il suo tiro è stato intercettato senza fatica proprio da Berisha. All'11' un'ottima pressione di Perotti e Strootman ha aperto un'autostrada per l'argentino alle spalle di Toloi, ma poi la scelta successiva si è rivelata sbagliata: ha infatti preferito cercare Dzeko, stretto tra Caldara e Palomino, piuttosto che alzare la traiettoria per El Shaarawy che si era intelligentemente staccato solitario sul secondo palo. Al 12' ancora il Faraone con un gran sinistro in mezza rovesciata ha costretto il portiere albanese a una complicata parata a mano aperta. In 12 minuti, tre occasioni concrete che avrebbero potuto cambiare l'esito della partita (e magari del campionato, dell'anno, della nostra vita, del mondo).

L'ERRORE DI GONALONS

Che sia poco fortunato il centrocampista francese chiamato ad offrire autorevole alternativa a De Rossi è ormai un dato acquisito: ogni pallone un po' avventato a metà campo si traduce con una gol o con una chiara occasione da gol per le avversarie. Così sabato, minuto 13 e 10 secondi. Quel che non era immaginabile è che la Roma si sarebbe spenta lì. Un minuto dopo un mancato controllo di Dzeko ha liberato un altro uno contro uno tra Cornelius e Fazio. Al giro di lancette 17'40" il dato delle statistiche diceva che erano state perse già sette palle dai giocatori della Roma. Al giro 18'25" Fazio ha lanciato El Shaarawy sbagliando la gittata di una ventina di metri. Al giro 18'40" il gol che ha determinato la sconfitta, che chiama in causa anche l'atteggiamento generale della linea difensiva e, inevitabilmente, di Di Francesco: Gomez ha provato ad allungare alle spalle di Florenzi per andare a raccogliere un possibile lancio di Spinazzola, ma il lancio non è partito subito. Gomez è quindi rientrato sulla linea dei difensori romanisti e Florenzi ha deciso di rimanere alto invece di restargli accanto. Ma il Papu è maestro in questi contromovimenti e questo Eusebio avrebbe dovuto prevederlo, consigliando un atteggiamento più cauto in occasioni come quella. Sta di fatto che Gomez è arrivato sul fondo, ha resistito al tentativo del romanista di contrastarlo, ha atteso l'arrivo di De Roon e l'ha servito in tranquillità, poi la deviazione malandrina di Manolas ha fatto il resto.

LA SEQUENZA HORROR

Da quel momento la Roma è andata in tilt. Dagli appunti riportiamo giro di lancette e errore (non semplici disattenzioni, proprio sbagli di passaggi facili): 20'12" Pellegrini, 20'20" Pellegrini, 20'42" Dzeko, 21'32" El Shaarawy, 21'45" Kolarov, 22'42" Pellegrini, 23'25" Pellegrini, 23'33" Fazio, 24'15" Gonalons (lancio su Florenzi che aveva semplicemente fatto un contromovimento, rientrando verso il compagno almeno un secondo prima del lancio), 25'06" Perotti, 25'54" Gonalons, 26'11" Manolas, 27'43" Perotti, 27'54" Perotti, 29'05" Pellegrini, 33'20" Perotti (errore nello scarico e nuova occasione per Cornelius), 34'09" Fazio, 34'36" Pellegrini. 18 errori evidenti in 14 minuti. Incredibile per una squadra di qualità come la Roma. Un errore nello scaglionamento difensivo di Kolarov ha offerto un'altra occasione a Cornelius al 36' mentre un minuto dopo Freuler ha preso un palo con un sinistro al volo da respinta da corner, con la palla che poi è carambolata sulla testa di Alisson ed è poi finita lontano dalla porta.

GLI ATTACCHI DISPERATI

Con l'inerzia diversa data dall'espulsione di De Roon (rigorosa, ma a norma di regolamento), la Roma ha poi preso d'assalto l'Atalanta trovando un solo gol, al 10' del secondo tempo, grazie al doppio centravanti: Caldara è stato risucchiato dalla marcatura di Schick e Dzeko ha preso il tempo a Palomino sull'infilata di El Shaarawy. Questo l'intento di Di Francesco: aumentare il tasso di giocatori offensivi quando c'è spazio è scelta logica che farebbe chiunque. E l'Atalanta di spazio a quel punto, col suo 6-2-1 ne ha lasciato tanto. Inutilmente.

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