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Gra...nata prima: i torinisti antesignani del tifo organizzato in Italia

Dal 1969 attivi in Curva Maratona, il Grande Torino come mito fondante. La Juve nemico di sempre, rivalità anche con la Curva romanista dagli anni '70

Foto Sync

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23 Ottobre 2017 - 11:40

Medaglia Toro. Sono loro i primi in ordine di tempo, i granata, ad aver "organizzato" il tifo. Già negli Anni 50, con i Fedelissimi. Un'era geologica fa: la guerra finita da poco, i palloni ancora di cuoio grezzo, una stella di inusitata grandezza spenta sulla collina di Superga.

È proprio il Grande Torino a costituire il mito fondante della tifoseria. Non potrebbe essere altrimenti. Oggi lo stadio che ospita le gare interne porta quel nome, in omaggio a quella squadra irraggiungibile, mentre il 4 maggio (l'anniversario) scandisce il pellegrinaggio comune verso il luogo sacro:squadra, dirigenti e tifosi, tutti insieme per onorare la leggenda. Un corpo unico, come il colore granata nel tessuto cittadino. A dispetto dello strapotere Fiat e dei titoli juventini, il torinese tifa Toro.

Ulteriore simbolo del legame ancestrale fra città e squadra è il rinato Filadelfia - epico impianto casalingo fra il ‘26 e il ‘63, rimesso a nuovo dopo decenni di abbandono - dove oggi si allena la squadra e giocano le giovanili. Cuore del tifo, anche in senso logistico. All'esterno del campo si trova il Bar Sweet, storico luogo di ritrovo degli ultras. E proprio gli Ultras Granata sono il gruppo trainante della Curva Maratona fin dal 1969. Antesignani del movimento in Italia, insieme ai sampdoriani. Nei decenni Settanta e Ottanta, fra i più calorosi e colorati del panorama nazionale. Memorabili alcune coreografie nei derby, o i bandieroni a tutto settore ripresi poi da molte altre tifoserie. Messi in scena anche con il contributo degli altri gruppi nati in seguito: Granata Korps e Quinta Colonna (di destra) da un lato, Viking (di sinistra) dall'altro, quasi a segnare uno spartiacque ideologico fra le due anime della Maratona.

Ma il cuore pulsante della tifoseria non si fonda su una vera e propria connotazione politica e a partire dagli Anni 90, la Curva non espone simboli di alcuna fazione. L'identità con il territorio da contrapporre agli "apolidi" in bianco e nero sulla sponda opposta del Po, l'orgoglio per una storia immensa anche se in evidente declino rispetto alle glorie del passato, la primigenia dell'aggregazione da settore popolare, fondano i cardini del tifo granata. Segni distintivi, insieme ai gemellaggi pluridecennali: quello con il Genoa durato più di mezzo secolo, in crisi per questioni di campo (i rossoblù mandarono in B il Torino), ma poi ricomposto; e quello con la Fiorentina, alimentato dalla comune avversione ai nemici di sempre juventini. Non i soli: rivalità anche nei confronti di sampdoriani, veronesi, atalantini e bolognesi.

E un'acrimonia reciproca con gli ultras della Roma, che ha origine negli Anni 70 ed è stata recentemente rianimata da qualche incontro ravvicinato poco amichevole nella città sabauda. Dopo una scissione che ha portato alcuni gruppi a spostarsi nella Curva Primavera, il tifo granata tenta di tornare agli antichi fasti. Quelli di chi ha fatto da apripista.

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