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[Settore ospiti] I "butei" dell'Hellas Verona, orgogliosi di essere soli contro tutti

Un decennio di amicizia con la Sud romanista. La Vecchia Guardia in curva per la festa scudetto del 1985

Uno scorcio della curva gialloblù con le caratteristiche pezze all'inglese e una bandiera dei gemellati viola (SYNC)

Uno scorcio della curva gialloblù con le caratteristiche pezze all'inglese e una bandiera dei gemellati viola (SYNC)

30 Settembre 2017 - 09:31

GoodHellas. Ma non chiamateli "bravi ragazzi". L'appellativo si addice poco agli ultras veronesi. Che dal canto loro neanche lo reclamano. Piacere al resto del mondo non rientra fra i loro interessi primari. Ancora meno compiacerlo. Altrimenti la storia della Curva Sud di Verona non sarebbe scandita dallo slogan "Soli contro tutti". Come recita anche il libro celebrativo delle Brigate Gialloblù, gruppo portante della tifoseria fra il 1971 e il ‘91 . L'intera esistenza del movimento ultras nella città di Romeo e Giulietta è segnata dall'originario e inestinguibile marchio di fabbrica dell'irriverenza. L'imperativo è non omologarsi. Mai. A costo di andare sopra le righe. All'indomani del tragico weekend di Formula Uno nel quale perde la vita Ayrton Senna, i veronesi espongono uno striscione in memoria di Roland Ratzenberger, pilota semisconosciuto scomparso durante le qualifiche, il giorno prima del fuoriclasse brasiliano. E dal giorno stesso scomparso anche dalle cronache. Sono sfrontati, beffardi, goliardici fino agli estremi consentiti e molto spesso oltre. Il politicamente scorretto è il loro emblema, il gruppo l'oggetto principale da difendere e tifare, anche prima della squadra.

In pieni anni '80 scandalizzano con lo striscione "Noi odiamo tutti" e una serie di slogan non esattamente benevoli - scritti e intonati - nei confronti dei napoletani. L'etichetta di razzisti non li mollerà più. Ma anziché farsene un cruccio, ostentano indifferenza e rinnovano la propria fama. Nel bene come nel male. I "butei" (ragazzi), come amano chiamarsi fra loro, mietono anche consensi. Perfino nella Calabria più profonda c'è chi viene sedotto dal loro stampo anticonformistico: in diverse partite dell'Hellas campeggia uno stendardo con la scritta Locri e la caratteristica scala («a quattro pioli, per rispetto dei tre delle Brigate», confessa l'autore) .

Le tifoserie "rivali" riconoscono ai veronesi coerenza e originalità, quelle "affini" fanno la gara ad appuntarsi sul petto la medaglia dell'amicizia con la Sud gialloblù. Verso la metà degli Anni 70 nasce una simpatia con la tifoseria romanista, in vita per poco meno di un decennio. Lo striscione della Vecchia Guardia è l'unico estraneo ad apparire al Bentegodi, nel giorno della festa scudetto Hellas. A cocci già abbondantemente sparpagliati. Ma i gemellaggi storici restano con Fiorentina, Sampdoria e Triestina. Fuori dai confini nazionali con gli Headhunters del Chelsea, nel cui settore caldo sono i primi ad apporre il proprio vessillo. In Italia è Verona la città beat per eccellenza: una certa affinità con il British Style appare naturale. Non a caso la Curva gialloblù è antesignana del tifo all'inglese. Dallo scioglimento delle BG, è tutto un fiorire di "pezze" al posto di striscioni e battimani in luogo di tamburi. Quello che non cambia è il modo di essere: sempre contro il pensiero comune, spesso preda di derive ideologiche pericolose, con un piede e mezzo oltre i confini della normalità. Prendere o lasciare: sono gli ultras veronesi. In fondo, contenti di non piacere.

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