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Dzeko-Schick, coppia d'oro. Sarebbe meglio provare il 4-3-1-2

Il parere di Torri. Devastanti con il trequartista alle spalle

15 Dicembre 2017 - 08:30

Non è un ordine. Semmai un contributo. Magari solo per il piacere di parlare di Roma con l'obiettivo di ottimizzarla. Non ho nulla contro il 4-3-3 difranceschiano, i risultati li abbiamo sotto gli occhi, sarebbe da sciocchi o incompetenti metterli in discussione. Insomma, bravo Di Francesco, brava Roma.

Ma proprio per quel piacere verso la dialettica calcistica che mi ha accompagnato in tutta la vita, ora da qualche settimana c'è un fattore nuovo: il ritorno a disposizione di Patrick Schick, anni ventuno, un cartellino da quarantadue milioni, un grande futuro dietro le spalle, le qualità di un predestinato. E allora mi domando: con la rosa attuale qual è la Roma migliore che posso immaginare? La risposta che scelgo è sempre una e una soltanto: quella con Dzeko e Schick insieme in campo. Come, però?

Che possano giocare insieme nell'attuale quattro-tre-tre non ci sono dubbi. Ma mi domando: è la formula migliore per ottimizzare questa accoppiata di corazzieri che hanno tutto, qualità, tecnica, senso del gol e della squadra? Non è, per caso, che il ceco a destra sia posizionato un po' troppo distante dalla porta, fermo restando che potrebbe fare tutti i tagli che vuole per andare al tiro con il suo piede preferito? Non è, ancora per caso, che lo stesso Dzeko potrebbe giovarsi del fatto di poter avere un attaccante vicino, come gli è successo al Wolfsburg (Grafite), al Manchester City (Aguero), nella stessa Roma (Salah)?
Si possono dare risposte diverse e contrapposte, tutte legittime peraltro. La mia è che se messi vicini, possono formare una coppia devastante. Fermo restando che mi auguro possano esserlo anche confermando l'attuale percorso con il quattro-tre-tre. Che poi, nel corso di questa stagione, Di Francesco ha già dimostrato di non essere così monolitico come qualcuno aveva cercato di sottolineare nel momento in cui l'allenatore sbarcò a Roma proveniente dal Sassuolo. Un motivo in più, questa costruttiva duttilità tattica, per provare a immaginare una Roma un po' diversa.

Giusto un po', peraltro. Perché per quell'ottimazione di cui parlavamo, i sette decimi dei dieci giocatori di movimento, io non li toccherei, linea difensiva a quattro e tre centrocampisti. La variazione sarebbe limitata ai tre attaccanti che si potrebbero trasformare in un trequartista e due punte. Proprio in base alle caratteristiche dei giocatori in questione. Ovvero: sia Dzeko che Schick non sono le prime punte che emergono da qualsiasi manuale del calcio, non sono Higuain, Falcao, Lukaku, Diego Costa, Morata, giusto per fare qualche nome. Sono sì dei numeri nove, ma che hanno la qualità, rara e preziosa, di saper essere anche un po' numeri dieci perché hanno i piedi e la visione di gioco per esserlo. Tenete presente che io considero il più grande numero nove e numero dieci che ho visto, un signore che si chiama Francesco Totti. Allora, evitando qualsiasi paragone con il Capitano che ora siede in tribuna, perché non provare a sfruttare questa doppia qualità? Cioè uno fa il centravanti e l'altro gli gira intorno facendo la seconda punta, così come potrebbe succedere l'esatto contrario. Avendo alle spalle un trequartista (Perotti, Nainggolan, Florenzi, Gerson) in grado di assecondarne movimenti, istinto, intuizioni. Palla a terra o in aria, non farebbe differenza. Perché questi due possono essere devastanti.

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