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Roma-Juventus significa Campo Testaccio: così nacque il nostro primo inno

Il 5-0 del 1931 ispirò un film per il quale Totò Castellucci compose "La canzona de Testaccio" sulle note del tango "Guitarrita"

10 Maggio 2018 - 09:30

Cosa c'entrano Pirandello, un tango, un Roma-Juventus, il primo film italiano col sonoro e un altro film con i giocatori della Roma sul set? Se fossimo in uno di quei giochi televisivi in cui bisogna indovinare la parola che collega tutte le precedenti, la risposta sarebbe semplice, per un tifoso della Roma: "La canzona de Testaccio".

Il primo inno della Roma fu infatti composto nel 1931 per il film "Cinque a zero" di Mario Bonnard, uscito nel 1932 e ispirato allo strepitoso successo della Roma sulla Juventus ottenuto proprio a Campo Testaccio il 15 marzo 1931.

Quel giorno la Roma vinse con le reti di Lombardo, Bernardini, Fasanelli e una doppietta di Volk sotto agli occhi di 30mila spettatori sugli spalti, cioè ben oltre la normale capienza dell'impianto, e di altre migliaia. di tifosi arrampicati sul Monte dei Cocci Nonostante rimanga la più netta vittoria della Roma sulla Juventus, non valse a impedire la conquista del Tricolore da parte dei bianconeri, con la Roma che terminò seconda a soli 4 punti di distanza.

Nel film di Bonnard, il presidente di una squadra di calcio - interpretato dal grande attore siciliano Angelo Musco - è scosso dalla storia d'amore tra il capitano della squadra e una cantante del varietà. Non ci sono però solo attori professionisti: anche alcuni protagonisti testaccini, tra cui Masetti, Ferraris IV, Volk e Bernardini, hanno un ruolo nella pellicola, così come lo ha Zì Checco, lo storico custode e anima di Campo Testaccio assieme a sua moglie, la Sora Angelica.

"La canzona de Testaccio", oggi nota semplicemente come "Campo Testaccio" e ancora cantata dai tifosi romanisti in casa e in trasferta, fu scritta appositamente per il film. Totò Castellucci, poeta e paroliere romano, scelse di cambiare il testo di un tango milonga allora in voga, intitolato "Guitarrita". Il brano originale fu composto da Bixio Cherubini e Armando Fragna nel 1930 per il film "La canzone dell'amore" di Gennaro Righelli, tratto dalla novella "In silenzio" di Luigi Pirandello. 

Il film di Righelli può fregiarsi di essere il primo lungometraggio in italiano col sonoro, che in America aveva iniziato a diffondersi a partire dal 1927 (le coincidenze...). Castellucci prese la melodia del brano di Cherubini e Fragna cambiando il testo ("Sotto le stelle nell'Argentina / bruna regina regnavi tu") con i celebri versi che narrano le gesta di Testaccio: "Cor core acceso da 'na passione / undici atleti Roma chiamò".

Castellucci non smise poi di scrivere canzoni per la Roma: negli Anni 50 scrisse anche un "Canzonieri giallorosso" con altri componimenti a tema romanista. Il successo dell'inno presso il pubblico di Campo Testaccio e i giocatori di quella Roma che anche dall'altra parte del Tevere se ne accorsero e decisero di provare a copiare la canzone per replicarla: ma lo scimmiottamento in chiave biancoceleste non attecchì e si perse per sempre nell'oblio.

Il film "Cinque a zero" ebbe una storia travagliata: le sue copie in celluloide andarono infatti tutte distrutte durante la guerra (tranne una in francese rinvenuta negli Anni 90) e con esse anche "La canzone de Testaccio". L'inno sopravvisse però grazie alla tradizione orale e arrivò fino agli Anni 70: l'attuale traccia musicale facilmente rintracciabile su internet non è infatti quella del film, ma una versione registrata da Vittorio Lombardi per il documentario sonoro di Sandro Ciotti "La Roma racconta".

Lombardi, che negli Anni 60-70 animava la scena musicale romana assieme al gruppo rock'n'roll Boom 67, accettò la proposta del giornalista Rai, che solo all'ultimo prima della stampa del vinile si rese conto di non avere a disposizione nessuna registrazione e gli chiese di incidere il brano. La fretta era tanta che Ciotti non volle prenotare uno studio di registrazione, ma raggiunse Lombardi al "Capriccio" di Via Veneto la sera stessa per incidere il brano direttamente al registratore. Ed è proprio il fruscio a dare al brano quell'effetto "anticato" che lo fa sembrare originale degli Anni 30.

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