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PRIMAVERA

Dal barcone alla Roma: la storia di Ndiaye Maissa Codou. Il ds Varriale: "Juve e Napoli lo volevano"

Preso ad agosto dall'Afro Napoli United, ieri è arrivato il transfer. Il ds della squadra campana: "Veloce e tecnico, ricorda Koulibaly"

Codou insieme al ds dell'Afro Napoli United, Pietro Varriale

Codou insieme al ds dell'Afro Napoli United, Pietro Varriale

17 Ottobre 2019 - 08:55

Da ieri la Primavera ha un giocatore in più: è stato ultimato il tesseramento del difensore senegalese Ndiaye Maissa Codou, classe 2002. La Roma lo segue da quasi un anno, ad agosto lo ha ingaggiato dall'Afro Napoli United, da sabato lo potrà utilizzare, dopo il lunghissimo iter richiesto per tesserare un minorenne extracomunitario. Che non entrerà nel conteggio degli extracomunitari della prima squadra, perché arrivato da un altro club italiano, con cui aveva firmato il primo tesseramento: in Senegal aveva fatto solamente scuola calcio, prima di intraprendere un lungo e pericoloso viaggio. È sbarcato su un barcone a Lampedusa, arrivato a Napoli, ed è stato tesserato dal club che dopo qualche mese lo ha segnalato alla Roma. Realtà che il direttore sportivo del club campano conosce molto bene: Pietro Varriale, classe 1981, era il terzino sinistro della Lazio Primavera che vinse lo scudetto con Alberto Bollini, eliminando negli ottavi la Primavera più forte degli ultimi trent'anni, la Roma di Daniele De Rossi, Aquilani, D'Agostino, Pepe, Bovo, Lanzaro e Amelia. «C'è una foto di un derby al Flaminio in cui vado a saltare di testa, circondato da giocatori della Roma: sono l'unico che non ha esordito in serie A. L'ambiente lo conosco molto bene, ma il vero motivo per cui Ndiaye è venuto alla Roma è che sono quelli che hanno insistito di più per averlo, che lo hanno fatto sentire più importante. Lo volevano anche il Napoli e la Juventus, ma lui ha detto che voleva venire alla Roma. Glielo avevamo segnalato, a febbraio sono venuti a vederlo, da noi: c'era Stefano Palmieri, l'osservatore, e gli piacque subito. Quel giorno organizzammo un'amichevole contro i 2002 del Napoli, e lui andò molto bene. Ad aprile lo hanno chiamato 4 giorni a Trigoria, per rivederlo all'opera, a luglio ha fatto il ritiro con la Primavera, in Trentino. Da noi era arrivato a settembre 2018, merito di una ragazza di Arezzo che lavora con noi, Miriam Peruzzi: era venuta a sapere che era a Napoli. Lei conosce benissimo il calcio africano: alla Roma aveva già segnalato il centrocampista che giocava a Rieti, Darboe». Un altro che sta vivendo una favola, molto simile a quella di Ndiaye: era stato mandato a Rieti dal ministero dell'Interno tramite lo Sprar, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ha iniziato a giocare tra i dilettanti, è stato segnalato alla Roma, che lo ha portato subito a Trigoria, anche se per il visto di esecutività al trasferimento ci è voluto un anno e mezzo. Da gennaio gioca in Primavera, dall'estate è titolare fisso, questa settimana si è allenato con la prima squadra, e non è escluso che possa tornarci per andare in panchina, vista l'emergenza a centrocampo.

Mai in campionato

Non ha dovuto aspettare un anno e mezzo Ndiaye, ma quasi: tesserato a settembre, non ha mai potuto giocare in campionato con l'Afro Napoli, solo tornei giovanili (in cui c'è sempre la possibilità di schierare 2-3 non tesserati) e amichevoli. Nato a Rufisque, alla periferia di Dakar, il 28 gennaio 2002, sarebbe in età per giocare con l'Under 18 di Fattori, ma la Roma lo ha mandato subito in Primavera, agli ordini di Alberto De Rossi, che sabato potrebbe già portarlo in panchina, proprio a Napoli, contro una delle squadre che lo volevano. «Anche il Benevento lo ha chiesto tante volte, lo voleva subito, ma lui meritava qualcosa in più - continua Varriale - è un difensore molto veloce e intelligente, ha un fisico elastico, ed è molto bravo tecnicamente, calcia con entrambi i piedi. Può ricoprire tutti e quattro i ruoli della difesa: è alto 1,84, mi ricorda un po' Koulibaly, anche se gli manca qualche centimetro. Ma gli basterà prenderne ancora 2-3, con la crescita, per poter fare il centrale anche in serie A, tra qualche anno. Io però lo vedo molto bene anche come terzino destro, visto che ha corsa, e segna anche qualche gol. Magari deve mettere su qualche chilo, ma immagino che alla Roma ci stiano già lavorando. È uno che apprende velocemente, a Trigoria i dirigenti erano contentissimi di lui. Ho parlato prima con Tarantino, poi con Morgan De Sanctis. La nostra società è una bella realtà, che lavora molto con il sociale, e con l'accoglienza, i ragazzi italiani più grandi che giocano con noi sono anche i nostri operatori sociali, che giocano a lavorano fianco a fianco con i ragazzi da integrare. Calcisticamente facciamo l'Eccellenza, e puntiamo a vincere il campionato: uno come Ndiaye ci avrebbe dato una bella mano. Ma non potevo certo fargli perdere un'opportunità del genere.

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