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[VIDEO] Il Romanista scende in piazza. Giornata del non voto: Ostia smentisciti

Stefano Romita espone il nuovo modo di fare cronaca del quotidiano: focus sulle votazioni ostiensi

05 Novembre 2017 - 08:25

Con la prima puntata dell'inchiesta su Ostia pubblicata ieri e con la seconda di oggi, è cambiato il modo d'intendere la Cronaca di Roma del "Romanista". Saremo con voi quartiere per quartiere per ascoltare i problemi della città dalla vostra voce. E chiederne conto ai Municipi, incalzando con risposte e soluzioni.

Sulle pagine del Romanista il silenzio stampa per i diversi candidati alla poltrona di presidente del X Municipio è iniziato un giorno prima di quanto prevede la legge. Perché le parole della politica, quando non sono seguite da fatti e comportamenti reali, sono vuote. E a Ostia queste parole sono affogate da anni, sia pur nel mare più pulito del litorale. Qui infatti il Collettore primario e i depuratori di Roma del primo Rutelli sindaco hanno funzionato bene e dal Tevere i detriti si sono fermati. Purtroppo si sono fermate anche tutte le problematiche di una città nella città: circa 300mila abitanti suddivisi in dieci zone urbanistiche sono stati lasciati allo sbando.Senza punti di riferimento certi. Quando è arrivata Virginia Raggi, lasciando l'ostiense Paolo Ferrara a coordinare le azioni che potevano essere svolte da chi conosceva bene la realtà del luogo, qualcuno ha esultato. Ci sono state riunioni su riunioni, parole, tavoli più o meno allargati. Poi più nulla. Come nella miglior tradizione politica è sceso il silenzio. «Ferrara è scomparso anche telefonicamente e ritengo - racconta il presidente dell'Assobalneare Renato Papagni - che se il Movimento Cinque Stelle dovesse perdere al ballottaggio sarebbe proprio lui il primo a dover pagare».

A Papagni i grillini non sono simpatici e forse in questo caso calca un po'la mano, ma avendo ascoltato la Raggi dire, così come ci ha testualmente riferito, «Sono qui a Ostia, una borgata molto lontana dal centro...», non gli si può dar torto. Del centrodestra che prova a rinascere con un Salvini giunto a Ostia di corsa, un Berlusconi che prova a riprendere in mano la matassa e molte persone di buona volontà, Papagni non vuole parlare. Vedremo. Conti alla mano i primi potrebbero prendere qualcosa più del 30% e i secondi qualcosa meno. Dipenderà dall'affluenza alle urne che, a detta di tutti, sarà bassissima. Peccato. Per Ostia intendiamo. Ci sarebbero tante cose da fare. E davanti ai quattrocento ettari di pineta bruciata quest'estate si sarebbe potuto e dovuto fare di più. Più prevenzione. Più controlli. «E dire che solo fino a due anni fa,in questa città meta di studenti di architettura per via di costruzioni ed edifici degli anni venti tutte da studiare, la riserva di Castelfusano veniva divisa - racconta sempre Papagni - in quadranti. E all'inizio dell'estate, e per tutta la sua durata, ognuna delle dieci aree in cui è divisa la decima circoscrizione ne seguiva e "batteva" una. Oddio gli incendi c'erano anche prima e qualche episodio discutibile si è sempre verificato all'ombra dei pini storici, ma una devastazione come quella di quest'anno, con le fiamme fino alla Cristoforo Colombo e focolai in ripresa continua, si sarebbero senza dubbio bloccati in tempo».

Sembra poi che questa condivisione di spazi e ruoli non si sia riuscita più a far scattare perché l'hinterland non ha più voluto occuparsene. Detta così, come l'abbiamo sentita, è troppo generica per poterla prendere in considerazione come una giustificazione. E non lo facciamo. Tuttavia la pineta è andata letteralmente in fumo. Potremmo però chiedere lumi al ministro Beatrice Lorenzin che per "il Giornale di Ostia" si occupò, prima di intraprendere la carriera politica, proprio dell'hinterland. Oggi muove un paio di liste civiche che fanno capo ad Andrea Bozzi. Se saranno proprio bravi arriveranno al 4% ma almeno ci avranno provato. Cambiare Ostia, dividerla in comuni metropolitani previsti dalla riforma istituzionale di Roma Capitale, battersi, come sostiene la Lorenzin, per uno sviluppo turistico e ambientale, «ricostruendo questa parte di città rappresentata troppo spesso ultimamente come una Suburra e diventata purtroppo famosa per eventi forti e brutti che l'hanno marchiata». Finora non c'è riuscito nessuno, né la destra,né la sinistra,né i grillini, né i commissari, né la mafia. Forse ci riuscirà l'assenteismo al seggio.

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