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Carnevale: "Ho esordito con il Latina ma la Roma è unica"

L'intervista ad Andrea Carnevale,vecchia gloria giallorossa che non dimentica le sue origini calcistiche: "Ho esordito al Francioni, da lì è partita la mia carriera"

14 Luglio 2018 - 15:17

Con la maglia nerazzurra si è mostrato al calcio professionistico, con quella della Roma si è confermato a grandissimi livelli dopo l'esplosione di Udine e lo Scudetto conquistato col Napoli di Maradona. Andrea Carnevale è l'uomo giusto per parlare di Latina-Roma, amichevole del Francioni che rievoca piacevoli emozioni nei ricordi dell'attaccante di Monte San Biagio. Correva l'anno 1978 e, dopo gli inizi nel settore giovanile del Fondi, l'appena 17enne Andrea fu chiamato dal Latina.

Preso come talento per rinforzare il vivaio nerazzurro, Carnevale dopo i primi allenamenti dimostrò tutto il suo valore meritandosi un posto fisso in prima squadra. Ventiquattro presenze e dieci gol realizzati con la maglia nerazzurra (il primo nella sfida vinta al Francioni 1-0 contro la Paganese) misero in luce tutte le qualità di quel ragazzino gracile, minuto, ma dotato di doti tecniche non comuni. Riuscì a farsi largo nella squadra allenata dall'ex Roma Bebo Leonardi.

Carnevale, cosa ricorda dei tempi trascorsi al Latina?

«Latina rappresenta il mio esordio nel professionismo, lì è iniziata la mia vera carriera. Al Francioni ho cominciato a fare sul serio: ero un ragazzino e per me essere arrivato in serie C era già un grandissimo traguardo, a quei tempi non potevo ancora immaginare che sarei giunto in Serie A e in Nazionale».

Esordire in prima squadra a 17 anni non è da tutti: si sentiva già un predestinato?

«Secondo i tecnici lo ero ma io non volevo pensarci. Non volevo fare il passo più lungo della gamba, sono rimasto con i piedi per terra perché quello che avevo rappresentava già un traguardo, ma non mi sono mai precluso nulla cercando sempre di migliorarmi. Leonardi in quella stagione fu fondamentale per la mia crescita».

E poi? 

«Poi arrivò la chiamata dell'Avellino che mi volle ad ogni costo presentando al Latina una grossa offerta: il club nerazzurro l'accettò e fui ceduto agli irpini. Marchesi mi migliorò ancora, Vinicio mi fece esordire in serie A».

Torna spesso nella sua terra?

«Che domanda. Certo. Sempre. Anche ora sono a Monte San Biagio (ha precisato Carnevale durante la chiacchierata che abbiamo fatto con lui al telefono), sto andando a Sperlonga. Con questo mare fantastico che abbiamo qui perché dovrei andare altrove. Vado spesso anche a San Felice Circeo dove ho tanti amici e un fratello acquisito, Marco: nel suo ristorante passo ore piacevoli e spensierate. Senza dimenticare Latina naturalmente, anche nel capoluogo ho tante persone a me care. Ho lasciato tanti ricordi belli che mi piace rivivere da vicino quando torno nel capoluogo pontino».

Il Latina 1932 come lo vede?

«Mi auguro che torni prima possibile nel calcio professionistico. È un peccato che non ci sia. I quattro anni trascorsi in serie B dall'Us Latina Calcio hanno dato lustro alla città, purtroppo è finita male ma quella storia felice non si cancella. In quelle stagioni tutti hanno conosciuto il Latina, i colori nerazzurri e hanno potuto ammirare una realtà nuova e simpatica. Latina è una grossa piazza e merita palcoscenici importanti. Spero che al più presto possa tornare dove deve stare».

E la Roma?

«È semplicemente Magica. Unica. La porto nel cuore. Roma è Roma».

Almeno quanto il Latina?

«Sono due amori diversi. Il Latina mi ha lanciato, a Roma ho vissuto tre stagioni bellissime nonostante quello che mi sia successo e voi sapete sicuramente a cosa mi riferisco (la squalifica per doping). A Roma si vive un clima particolare, si vive di calcio un po' come a Napoli, la maglia giallorossa pesa parecchio, bisogna indossarla in un certo modo. Il tifoso romanista è capace di farti sentire davvero importante, ti gratifica per quanto fai a patto che dai tutto per la squadra. Sono rimasto legato al popolo giallorosso».

Come vede la nuova Roma?

«Per me è fortissima e lo dico da addetto ai lavori e non da tifoso. Ha preso due giovani tra i migliori d'Europa».

A chi si riferisce?

«Senza togliere nulla agli altri, penso che Justin Kluivert e William Bianda siano due ragazzi destinati a diventare dei campioni. L'olandese si conosce, il francese meno ma vi posso assicurare che ha forza fisica e talento per diventare un grande calciatore. Non voglio dire che quest'anno faranno 30 partite a testa in campionato, ma vedrete che non mi sbaglio sul loro conto. Oltre ai giovani la Roma ha preso anche Cristante che è gia affermato e Pastore che è un top. Mi piace come è stata costruita la squadra cercando di sistemare i reparti nel modo giusto».

La Roma è forte anche se dovesse partire Alisson?

«Stiamo parlando di un grande portiere ma nel caso in cui partisse e dovesse arrivare Areola non sarebbe poi un danno irreparabile. Per la Roma è importante aver completato la rosa con arrivi di grande livello. Non dimentichiamoci che i giallorossi sono arrivati fino a una semifinale di Champions League, quindi la base è di assoluto valore. Di Francesco potrà contare in avanti su giocatori ideali per il suo modo di far giocare la squadra. Sono curioso di vedere la Roma in campo, penso che potrà dare spettacolo».

Ronaldo alla Juve...

«È un grosso colpo. Penso che CR7 possa ancora dare molto, non lo considero un giocatore vecchio. La Juve sarà naturalmente la squadra da battere. Mi auguro, però che la Roma possa darle del filo da torcere fino alla fine del campionato e poi giocarsi lo Scudetto al fotofinish. I giallorossi possono insidiare i bianconeri più del Napoli e dell'Inter».

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