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Ritiro a Trigoria come nel 2007: ecco come andò 11 anni fa

La Roma di Rosella Sensi, Pradè e Spalletti decise di interrompere la tradizione dei ritiri in montagna per lavorare a Trigoria. Ecco come andò

04 Giugno 2018 - 08:02

Così uguali, così diversi. L'estate del 2007, quando la Roma affrontò il suo primo ritiro a Trigoria, fu calda e piena di speranze. Per esempio 11 anni fa, oggi, Il Romanista titolava su Chivu: «Roma, dammi il 5». Il riferimento era al rinnovo quinquennale del contratto che in quei giorni si pensava di poter festeggiare di lì a poco. In realtà gli uomini del romeno, i famigerati fratelli Becali rappresentati in Italia dal giovane ma intraprendente Pietro Chiodi (manager che oggi gestisce gli interessi di diversi calciatori e anche di Eusebio Di Francesco, tanto per dire), avevano già trovato un accordo preciso con l'Inter in vista di un accordo sul trasferimento del difensore da Roma a Milano che le società avrebbero poi magari dovuto trovare in tempi brevi. Ma non fu così e la telenovela andò avanti diverse settimane, in cui si registrarono l'interessamento blando del Barcellona e poi quello più convinto del Real Madrid, che la Roma utilizzò per spuntare con Moratti il prezzo più alto, quasi diciotto milioni di euro.

Chivu fu l'ennesimo giocatore di buon livello della Roma messo nel mirino di una grande che alla fine di una estenuante sessione di eventi e prove più o meno pubbliche di forza, finì lontano da Trigoria. La Roma si consolò con un altro grande difensore, Juan, ma molti non gradirono l'esito di quella trattativa. Cristian non valeva l'Alisson di oggi, ma era il big di cui i tifosi non volevano privarsi. Eppure, a dimostrazione che non sono i singoli giocatori a fare le fortune di una squadra, l'anno che cominciò con la cessione di Chivu finì con due titoli nella bacheca romanista: la Supercoppa vinta a Milano con l'Inter il 19 agosto 2007 e la Coppa Italia vinta ancora contro l'Inter in finale secca (la prima all'Olimpico) il 24 maggio 2008. Una settimana fa, per l'appunto, è stato amaramente "celebrato" il decennio senza vittorie...

Può consolare valutare che l'ultimo anno in cui la Roma ha vinto qualcosa, addirittura due titoli, si era aperto con il ritiro estivo a Trigoria, assoluta novità introdotta dalla società in quell'anno col pieno accordo dell'allenatore, Spalletti, che infatti alla prima conferenza stampa della nuova stagione, proprio nel giorno di apertura del ritiro (16 luglio 2007), espose i vantaggi della scelta: «Stiamo a casa, non dobbiamo trasportare tutto lontano per pochi giorni e abbiamo una struttura grandiosa dentro la quale lavorare. L'unico rammarico riguarda i tifosi. Purtroppo per come è concepita Trigoria non ci sarà modo di far entrare i nostri appassionati sostenitori. Presto però troveremo le soluzioni per far sì che a Trigoria si potrà entrare. Intanto per risolvere il problema, organizzeremo qualche allenamento al Flaminio e i nostri tifosi potranno arrivare lì». Al Flaminio, pochi giorni dopo si presentarono in diecimila. Nel frattempo, undici anni dopo, il problema dell'apertura dei cancelli per un allenamento della Roma non è stato ancora risolto. Trigoria resta off limits per i tifosi e così anche quest'anno, in vista del ritiro che dieci anni dopo quello del 2008 (la Roma scelse la stessa soluzione per due anni di fila, sempre sotto la gestione Spalletti), si tornerà ad organizzare in sede, ci sarà lo stesso problema. Con i tifosi aggrappati ai muri.

«Spalletti aprice le porte» era il titolo che sul Romanista del 17 luglio 2007 campeggiava sull'articolo che raccontava la prima giornata dei tifosi fuori dal fortino all'interno del quale la squadra giallorossa cominciò la sua preparazione. Sei foto, nella parte alta della doppia pagina dedicata all'apertura dei lavori della nuova stagione, illustravano l'entusiasmo dei tifosi fuori dai cancelli: i saluti alle macchine dei calciatori, la siesta al baretto del piazzale, i cori lanciati appollaiati sui cancelli e sui muretti (mentre da dentro gli steward invitavano a soprassedere...) e persino il tifoso con la scala dentro la macchina pronto ad arrampicarsi senza far troppa fatica. Scene che rischiamo di rivedere pari pari al ritorno dei giocatori della Roma di Di Francesco tra un mesetto circa, quando partirà il ritiro per la nuova stagione. Nelle due pagine qui riprodotte del Romanista, c'erano i boxini con la suddivisione dei giocatori nelle stanze (a beneficiare delle stanze singole Spalletti, Totti, Panucci, Mancini e il dirigente Bruno Conti), il programma della giornata (sveglia alle 8, colazione alle 8,30, palestra alle 9, in campo alle 9,30 per la prima seduta, pranzo alle 12,30, riposo fino alle 16,30, allenamento pomeridiano alle 17,30, cena alle 20,30), l'inevitabile riferimento alla sana alimentazione (frutta, verdura, carna bianca e pesce, pasta e riso a pranzo, crostate e marmellate per merenda) e il programma delle amichevoli, che non lasciava presagire niente di buono: trasferte in casa del Borussia Dortmund, del Bayer Leverkusen, del West Ham e la sfida in campo neutro a Cesena con la Juventus, tutte in preparazione della Supercoppa del 19 agosto contro l'Inter, in quegli anni dominatrice dei campionati. E non andarono benissimo: tre sconfitte (4-0 a Dortmund, 2-1 a Londra, addirittura 5-2 a Cesena, dopo un primo tempo dominato per mezz'ora e col doppio vantaggio e il tracollo nel secondo tempo, dopo l'inserimento delle seconde linee tipo Esposito, Barusso, Alvarez, Curci, Nonda e Rosi) e un pareggio a Leverkusen.

Nelle foto di quelle pagine predominavano quelle della piscina, alternate a quelle in campo e in palestra. Bella la divisa da riposo tutta blu (con l'immagine di Totti, quasi invincibile nel suo giovanile incedere: e di lì a pochi giorni lascerà la Nazionale, per dire di quanto pensavamo vicina una fine carriera che arriverà invece solo dieci anni dopo), gladiatorio il fisico di Barusso a bordo piscina: ma resterà una meteora. Taddei e Mexes, i primi a parlare, professarono ottimismo: «Vinceremo ancora». E avranno ragione. Il preparatore atletico, l'indimenticato Bertelli, rodava il suo programma: «Partiremo col test di Conconi (molto in voga in quel periodo, si usava per misurare la soglia anaerobica di un giocatore, in pratica la sua capacità di resistenza alla fatica, con un test ad intensità crescente, ndr) e poi lavoreremo sulle lunghe distanze, tipo i 2500 metri, con qualche corsa a variazione di velocità. Ma ci vedrete anche molto in piscina». Immagini molto simili a quelle che ci apprestiamo a rivedere tra un mese, giorno più o giorno meno, quando la Roma si ritroverà a Trigoria per partire verso un'altra annata ambiziosa, riprendendo il filo dei successi interrotto proprio alla fine di quella stagione. E quindi riannodandolo proprio dall'inizio, dal ritiro di Trigoria. 40 gradi di pura passione. Titoli, e storie, così uguali, così diversi.

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