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A Roma-Liverpool col Daspo: "Aspettavo questa partita dal 1984". E il giudice lo assolve

Un avvocato romanista di Civitanova Marche non ha resistito alla tentazione di vedere la semifinale di Champions nonostante la diffida: in tribunale il giudice lo ha assolto

La Redazione
05 Maggio 2018 - 09:57

Una storia incredibile quella di Diego P., avvocato e tifoso romanista di Civitanova Marche, che si è recato allo stadio per vedere Roma-Liverpool, infrangendo il Daspo di due anni che gli vietava l'accesso a tutti gli impianti sportivi. La vicenda è stata raccontata da Marco Carta e Sara Menafra su Il Messaggero del 4 maggio. L'avvocato è stato fermato all'ingresso della Monte Mario, quando la polizia ha verificato che era sottoposto a un Daspo rimediato per un diverbio molto acceso con il presidente della Civitanovese.

"Una partita così non capita tutti i giorni. A Roma la aspettavano dall'84. C'era lo spirito dell'impresa. Non potevo mancare", ha detto l'avvocato. Si trovava a Roma per un impegno di lavoro ma si è lasciato trascinare dal clima che si respirava in città, così ha comprato un biglietto in tribuna a 200 euro: "Lo so che non potevo entrare all'Olimpico, ma ho ceduto ad una tentazione. Ho iniziato a parlare con le persone, ho mangiato un panino con la porchetta. Trascinato dall'entusiasmo della città non ho pensato alle conseguenze", ha dichiarato al quotidiano romano. 

Dopo una notte in cella di sicurezza, il pm Daniela Miscio ha chiesto per lui una condanna a 10 mesi. Ma il giudice Valentina Valentini lo ha assolto per tenuità del fatto, come richiesto dal suo legale Alessandro Ciarrocchi. Sulla vicenda è intervenuto anche il procuratore federale Pecoraro: "Non conosco i fatti, ma credo ci dovrebbe essere uno. forzo univoco per far rispettare le leggi", ha detto al Messaggero, "Un punto fondamentale sarebbe rispettare le decisioni prese dai questori in materie delicate come il Daspo". Probabilmente, il giudice non se l'è sentita di punire la passione sportiva di "un soggetto non pericoloso", come definito dal suo legale, colpito da Daspo per un diverbio avvenuto nelle Marche

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