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Bruno Peres: lo stinco di santo che ci ha portato ai quarti

I compagni lo hanno osannato negli spogliatoi per quel salvataggio a Charkiv, una prodezza che di fatto, complice il gol di Dzeko, ci ha garantito la qualificazione

15 Marzo 2018 - 15:30

Santo subito. Dzeko? Di Francesco? De Rossi? No, Brunetto Peres. Il protagonista nascosto dell'impresa in Champions. Crediamo non ci sia neppure bisogno di dover dare molte spiegazioni.
Del resto i tifosi giallorossi subito dopo il fischio finale della sfida di ritorno contro lo Shakthar, la sfida che ha santificato la qualificazione ai quarti di finale della coppa più coppa che c'è, dove mancavamo da dieci anni, quarta volta in assoluto nella nostra storia, sui social e non solo hanno cominciato l'opera di beatificazione del brasiliano. Che, nei suoi due anni romani e romanisti, più che per le imprese in campo, è finito in copertina per questioni legate a errori, auto e birre. Fino a quello stinco benedetto di Charkiv, minuti finali della sfida d'andata contro gli ucraini, la Roma è sotto di un gol ma uno lo ha segnato, il pallone danza nell'area giallorossa, la porta è vuota, l'argentino Ferreyra già sorride quando va a calciare quel pallone a botta sicura, ma il sorriso diventa amaro stupore perché proprio sulla linea di porta si materializza lo stinco benedetto del brasiliano, alzando sulla traversa ed evitando un gol certo, dando contorni meno impossibili per i novanta minuti della gara di ritorno.

È andata proprio così. Lo stinco di Brunetto Peres in Ucraina, il gol di Dzeko all'Olimpico, che cominci la festa della Roma aspettando con curiosità e gioia quello che riserverà l'urna per i quarti di finale. Una festa cominciata già nella pancia dell'Olimpico, negli spogliatoi dei giallorossi, quando tutti i compagni del brasiliano che non ha giocato neppure un secondo della gara di ritorno, hanno dato il via alla beatificazione con un selfie, anzi no, con una foto perché ‘sti selfie ci stanno proprio sullo stomaco, indicando tutti quello stinco che è stato, pure lui, alla base di questa meravigliosa qualificazione ai quarti di finale della Champions League.

E Brunetto, che in queste ultime settimane tutto era meno che un ragazzo felice, ha ritrovato il sorriso dei giorni migliori, finalmente soddisfatto di aver fatto qualcosa di importante per la squadra che due anni fa tanto lo aveva voluto al punto da spendere tredici milioni di euro per acquistarlo dal Torino. E la felicità è stata assai superiore anche a quel gol straordinario che segnò alla Juventus in un derby che però era finito con la solita sconfitta dei granata.

Una felicità, quella romanista, che si porterà sempre nel cuore come ieri ha confessato ai suoi amici più stretti: «Non ho giocato neppure un minuto, ma sono felice come se avessi realizzato il gol della qualificazione. Posso dire di aver contribuito pure io alla qualificazione. Devo ringraziare i compagni che nel dopo partita sono stati fantastici, riservandomi tante attenzioni. Sono felice per aver fatto qualcosa di importante per questa Roma. Mi sentivo in debito nei confronti di tutti, ora mi ci sento un po' meno, grazie a quel salvataggio in Ucraina che, visto come sono andate le cose, ora si può dire che sia stato decisivo per la nostra qualificazione. Non so cosa mi riserverà il futuro, magari a fine stagione la mia strada si dividerà da quella della Roma, ma questa gioia la porterò sempre nel mio cuore».

Una gioia che il ragazzo brasiliano ha manifestato anche nell'immediato dopo partita, andando a cena con i suoi amici brasiliani e magari qualche brindisi ci sarà pure stato ma stavolta gli si può perdonare.
Era arrivato a Roma con la speranza di risolvere una volta per tutte gli atavici problemi della squadra giallorossa sulla corsia destra. La risposta sul campo non è stata delle migliori. Tanto è vero che nel mercato estivo dello scorso anno, Monchi ha pensato bene di acquistare in quel ruolo Karsdorp, pazienza se poi l'olandese sta ancora in infermeria, conseguenza di due interventi chirurgici al ginocchio. È toccato a Florenzi andare a coprire quel buco che lo stinco del santo non è riuscito a tappare con la continuità necessaria.

Chissà che ora, dopo non aver giocato neppure un minuto, ma preso atto che quello stinco è stato decisivo per il grande sorriso giallorosso, Brunetto non ritrovi fiducia nelle sue qualità. E, quindi, non riesca a tornare utile a una Roma che è attesa da un finale di stagione tutto da vivere, bisogna difendere in campionato il terzo posto che vuol dire qualificazione alla prossima Champions League e poi vivere alla grande i quarti di questa, contro chi lo scopriremo domani. Chi sarà sarà, la Roma può giocarsela con tutti, garantiscono Dzeko e lo stinco del santo.

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