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L'intervista a Roberto Negrisolo: «Alisson è il Messi dei portieri»

L'ex preparatore dei portieri giallorosso a proposito del brasiliano: «È un autentico fuoriclasse. Mi ricorda Zoff»

06 Febbraio 2018 - 08:33

L'enciclopedia del portiere di calcio. In sintesi, Roberto Negrisolo. È stato un portiere e, poi, il miglior preparatore nel ruolo che ci sia mai stato. Prima alla Roma (Angelo Peruzzi per lui è come un figlio) e poi al Milan che vinceva tutto. Oggi vive a Fregene, in una stanza ha un armadio delle meraviglie che se uno lo apre dentro ci trova le maglie dei più grandi portieri degli ultimi cinquanta anni, continua a lavorare con i ragazzini per il semplice motivo che gli piace farlo (tra questi pure il figlio di Peruzzi che pare non sia niente male, è un 2002). Insomma, ieri, quando abbiamo letto la notizia che il Real Madrid avrebbe pronti cinquanta milioni di euro per acquistare Alisson, abbiamo deciso di chiedere all'enciclopedia del portiere se ne valesse la pena.

Negrisolo, ma davvero Alisson vale cinquanta milioni?
«Non scherziamo, ne vale molti di più».

Ma non è un'esagerazione visto che stiamo parlando di un portiere?
«Io credo che in molti ancora non abbiano capito chi è Alisson. Questo è un fenomeno».

Addirittura.
«È il numero uno dei numero uno. Vale quanto Messi perché ha la testa come Messi. È un portiere che può caratterizzare un'epoca».

Ma dicono che oggi come oggi il portiere che vale di più sia Donnarumma.
«Ma per carità. Non c'è nemmeno da fare il paragone con Alisson che è straordinario».

Che cosa ti ha colpito di lui?
«Tutto. La prima volta che l'ho visto non era ancora alla Roma. L'ho seguito in una partita del Brasile, mi fece un'impressione enorme».

Nello specifico, cosa ha di speciale?
«Il senso della posizione e dell'equilibrio. Impressiona per come si muove in campo. Sa sempre quello che deve fare. Chi ne ha parlato male all'inizio della sua avventura italiana, non aveva capito niente».

Chi ti ricorda dei portieri del passato?
«Nei comportamenti in mezzo alla porta, Zoff. Ma su tutto il resto il brasiliano è più forte. Se devo fare il nome di un altro portiere del passato, dico Preud'Homme che aveva la classe di uno nato per fare il portiere».

Anche Alisson è nato portiere?
«Sì. Gliel'ho anche detto quando l'ho conosciuto a Trigoria. Mi ha impressionato anche per un'altra ragione».

Quale?
«A Trigoria ci sono gigantografie dei grandi del passato alle pareti. Gli feci vedere quella di Masetti, il portiere del primo scudetto. Lui si baciò la mano e accarezzò la foto. Meraviglioso. In quell'occasione mi ha regalato la sua maglia».

Quando è arrivato in Italia però non era così forte?
«Forte era forte, ma è vero che qui è migliorato. E in questo senso bisogna dare i meriti a Marco Savorani, l'attuale preparatore dei portieri della Roma. Marco è cresciuto con me, è bravissimo».

Lo ha dimostrato anche con Szczesny.
«Il polacco è migliorato molto con Savorani. E la Juve ha fatto un affare a prenderlo dall'Arsenal».

Alisson in cosa può ancora migliorare?
«Migliorare si può in tutto. Per esempio da quando è arrivato in Italia lui è cresciuto molto nelle uscite basse, ora ci va con maggiore decisione ed è un fenomeno pure lì».

Ma se dovesse arrivare un'offerta indecente, settanta-ottanta milioni, la Roma cosa dovrebbe fare?
«Dire di no».

Nel calcio di oggi però sembra che non ci siano più giocatori incedibili.
«Ma questo ha un'età che ti può consentire di essere tranquillo almeno per dieci anni in un ruolo fondamentale come quello del portiere».

Roberto, sei rimasto proprio conquistato da questo portiere brasiliano.
«Assolutamente e vi posso garantire che qualcosa di portieri ne capisco. La Roma se lo deve tenere a lungo, è diventato un beniamino dei tifosi, Alisson è un giocatore prezioso in campo e fuori».

Pure fuori?
«Pure fuori. E lo capisci da come sta in campo. Lui nella testa è un allenatore, guardatelo come si muove e come si comporta quando ha la palla in mano. Lì capirete tutto».
Guarderemo.

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