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Nainggolan: "A Roma sono felice, potrei firmare a vita. Vincere qui sarebbe una doppia soddisfazione"

Il centrocampista giallorosso: "Non vedo il motivo per cui andare via. Se non mi cacciano... Nello spogliatoio ci manca Totti. Di Francesco è più tranquillo di Spalletti"

La Redazione
02 Febbraio 2018 - 19:39

Il centrocampista della Roma Radja Nainggolan ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Sky Sport. Queste le sue parole:

Quando ha pensato di fare il calciatore?

Quando ero bambino non ci pensavo subito. Fin da quando ero molto giovane però ho iniziato a giocare a calcio per divertirmi e per occupare il tempo libero, poi è diventata una cosa che amavo. Sono sempre rimasto legato al calcio, sono cresciuto con il pallone e sinceramente alle altre cose sinceramente non ci ho mai pensato. Sono contento di quello che ho fatto.

Perché il nome Radja?

E' un nome indonesiano, quando sono cresciuto ne ho anche capito il significato. Vuol dire re, da quelle parti. Non so chi me l'abbia dato, volendo avrei potuto anche cambiare il mio cognome ma ho deciso di tenerlo. Se mi guardi si vede che non sono belga, porto il mio nome con orgoglio perché si nota che sono indonesiano, anche se non ci ho mai vissuto è una parte di me, mi rappresenta.

Il tuo rapporto con la famiglia?

Sono cresciuto senza padre quindi cerco di dare il massimo del tempo ai miei figli. Anche perchè un'esperienza che non raccomando a nessuno, mia madre mi ha insegnato tanto nonostante sia andato via di casa molto giovane. Alla fine sono cresciuto in Italia, sono arrivato qui a 17 anni, lasciare tutto non è stato facile ma ho cercato di crescere e sono maturato prima. Cerco di dare un po' della mia esperienza di vita ai miei figli.

Che rapporto hai con tuo padre?

Lo avevo perdonato, poi alla fine ci ho litigato di nuovo. Ma sono cose molto particolari, mi ha lasciato quando avevo cinque anni e l'ho ritrovato quattro anni fa. Ho provato a dargli una possibilità, ma se l'è sfruttata male quindi e per me era finita lì. Penso che in certi momenti della vita bisogna fare delle scelte. Lui ha fatto la sua, un po' difficile, e che io ho dovuta accettare per forza dal momento che ero molto piccolo e non me ne sono reso conto. Poi l'ho rincontrato quando avevo 24 anni non è che ho provato chissà che, ho cercato di dargli una possibilità ma è arrivata di nuovo una fine.

Tua sorella?

Mia sorella Riana gioca a calcio a 5, prima giocava alla Res Roma ma nel mondo calcistico femminile non c'è la possibilità di poter intraprendere una carriera come nel mondo maschile. Ora gioca soltanto per divertirsi, sta bene e sono felice per lei. Giocava o punta o esterno a sinistra, a calcio a 5 invece gioca in difesa. Per me lei è una persona importantissima, la proteggo anche perché dopo la perdita di mamma si trovava un po' in difficoltà. Il suo futuro in Belgio era un po' difficile per lei e quindi ho cercato di portarla da me e di darle un futuro qui. Diciamo che lei ha vissuto tutto il periodo in cui mia madre stava male, mentre io ero più concentrato sul calcio. Ora sono contento che sia qua, sono felice dei progressi che sta facendo e di quello che sta facendo nella propria vita. So che posso contare su di lei e per me è una persona molto importante.

Chi consideri come i 'tuoi maestri'?

Somma è stato il primo allenatore che a Piacenza ha iniziato veramente a credere in me. Anche se non ho giocato molto mi spiegava sempre tante cose e ho imparato molto da lui. Poi con Pioli ho fatto il mio primo campionato da titolare per me è un grande allenatore, mi ci sono sempre trovato bene. Grazie a quella stagione sono partito a buoni livelli. E poi c'è Spalletti, perché l'anno scorso ho fatto il mio miglior campionato, anche a livello di statistiche. Mi ha messo in un altro ruolo, che ho occupato nel migliore dei modi e per me è stata un'annata molto importante.

Quando hai capito che Spalletti sarebbe andato via?

Si è iniziato a capire quando ha cominciato a rispondere in maniera un po' particolare alle domande sul rinnovo. I risultati erano buoni, quindi penso che per lui fosse positivo andar via con un campionato importante. Poi la storia tra lui e Totti era diventata pesante, anche per la piazza stessa. Credo abbia deciso di andar via anche per quello, non lo so, ma in generale si iniziava a capire che sarebbe andato via già da due mesi prima della fine della stagione

Differenze tra Di Francesco e Spalletti?

Caratterialmente penso che Di Francesco sia un po' più tranquillo rispetto a Spalletti. Nel senso che Spalletti era uno che si innervosiva parecchio, anche se leggeva una cosa sbagliata sui giornali o magari sentiva qualcosa di ingigantito rispetto alla realtà. Di Francesco è uno che guarda soltanto al lavoro, è convinto di quello che fa e di quello che vuole e si basa solo su quello. Le valutazioni vanno fatte su questo anche se siamo all'inizio, il resto non conta.

Ti manca il gol quest'anno…

Ho sempre lavorato per ottenere i risultati e dare una mano alla squadra. Il gol fa sempre piacere, ti da ancor più visibilità ma per me l'importante è dare sempre il massimo. Alla fine gli obiettivi sono sempre di squadra. Per me la cosa più importante è ottenere buoni risultati e dare una mano ai compagni e cercare sempre risultati positivi.

Chi è il tuo idolo?

Seedorf per me era un giocatore completo. Aveva forza, tecnica, velocità di gioco. Era l'unico giocatore contro il quale non ho mai strusciato palla (ride, ndr). Quando mi sono reso conto anche dal vivo di quanto fosse forte, è diventato ancor di più il mio idolo.

La mancata qualificazioni ai Mondiali dell'Italia?

Per me l'Italia è sicuramente superiore alla Svezia, però avendo perso 1-0 la prima partita. Ho visto un Italia che ha cercato di giocare e attaccare al ritorno, ma la Svezia si è difesa bene, ha fatto la partita che doveva fare. Sicuramente sapevano che l'Italia fosse superiore ma non hanno preso gol e sono passati. Credo che in quel momento ci sia stato molto rammarico, è anche strano vedere un Mondiale senza l'Italia, non è una cosa che si vede spesso. Ho visto tante persone deluse, ma fa parte del calcio.

E per te che rappresenta il Mondiale?

Io ci vorrei andare ma purtroppo le scelte non dipendono da me. Mi è andata anche male perché mi sono fatto male nel momento in cui potevo giocare in Nazionale, ma non importa. In passato l'allenatore ha fatto delle scelte che non ho condiviso ma fa parte del gioco. Cosa posso fare? Posso soltanto dare il massimo per guadagnarmi la possibilità di andarci e me la giocherò fino alla fine. Ho un ottimo rapporto con tutti i compagni di nazionale. Con Wilmots contava il fatto che giocavo nel Cagliari, nel 2014 mi aveva consigliato di andare in una grande squadra per avere maggiori possibilità di essere tra i convocati, sono venuto a Roma e ho giocato anche tante partite ma non sono andato, però quella scelta posso anche capirla. Arrivato a questo punto, avendo fatto bene negli ultimi anni, speravo in più considerazione, che al momento non ho. E' una situazione molto delicata e difficile per me, a volte non la capisco nemmeno io ma posso solamente accettarla. Che posso fare, non ha senso fare guerre. Il Mondiale è ancora lontano ma cercherò di andarci, sarebbe grave finire la carriera senza averne giocato uno.

Il rapporto con il ct Martinez

Sinceramente non so che cosa gli abbia fatto. Quando sono in Nazionale cerco di comportarmi e stare in gruppo come faccio qui. non so cosa abbia fatto di male, altri allenatori non si sono mai lamentati di come sono, lui invece si. Non so se sia più una questione personale o calcistica. Se dicesse che non gli piaccio come giocatore lo accetterei, ma inventare sempre altre cose mi ha dato un po' fastidio.

Il primo gol in Serie A?

E' stato subito dopo la perdita di mia madre, ero a Cagliari, un momento molto particolare e importante per me. Tra i gol più belli scelgo uno dei due con l'Inter l'anno scorso. Belli e sono serviti a raggiungere un risultato positivo.

La partita più emozionante?

Quando vinci un derby in generale è sempre molto bello. Poi una delle più emozionanti è stata l'ultima dell'anno scorso, quella dell'addio di Totti e la qualificazione in Champions. Erano due momenti belli, che mi porterò per sempre. Magari sono momenti che non vuoi che arrivino ma purtroppo ci deve stare. E' stato emozionante per tutti, da dentro il campo è stato ancora più intenso. Un bel momento da condividere sia con lui, che con tutti i compagni. E poi l'importanza di quella gara era data dalla qualificazione in Champions. Una giornata completa.

Parliamo di Totti.

Lui è stato un giocatore molto importante a livello mondiale. Ovunque andava si sentiva sempre "Totti, Totti!". Ha guadagnato il rispetto sul campo, per il campione che era, se l'è guadagnato ovunque e per questo lo amavano così tanto per quello. Tutta la gente che era commossa allo stadio ne è stata la dimostrazione, ha dato tanto. E' stata anche dura anche per lui, dopo tanti anni prima o poi la fine doveva arrivare, ma farlo così davanti a così tanta gente.... Oltre ad essere un brutto momento perché ha smesso è stato anche bello, visto che l'hanno seguito in tutto il mondo.

Che rapporto hai con lui?

Con Francesco ho un ottimo rapporto, ci sentiamo spesso. Siamo anche andati in vacanza insieme, è una persona molto importante anche per il ruolo che occupa oggi. Dentro lo spogliatoio un po' ci manca, solo per la persona e il nome, perché rappresenta Roma. All'inizio soprattutto è stato particolare e difficile, però ora che ha questo ruolo cerca di essere sempre presente e penso che stia tranquillo. E' sempre sorridente, penso che sia contento di quello che sta facendo, ci sta dando una mano a livello organizzativo. Quando abbiamo un problema possiamo sempre andare lui. E' una cosa buona per noi giocatori avere una figura così, di un ex calciatore che c'è vicino e ci può dare una mano.

La lotta scudetto?

Non so se il Napoli potrà vincere. La Juve ha tanti cambi e tanti grandi giocatori. Noi quest'anno anche abbiamo più cambi. Il Napoli gioca un bel calcio, mi piace guardarlo, credo che abbia qualcosina in più degli altri.

Il tuo migliore amico…

Non posso dire sia il mio migliore amico ma sicuramente una persona con cui ho legato tanto è Miralem Pjanic. Non solo con lui ma anche con la sua famiglia. Ci sentiamo e ci vediamo spesso, caratterialmente è un po' come me, ci troviamo molto bene.

Faresti mai la sua scelta?

Quando ci sentiamo mi dice che sta bene, è in una società vincente, lo hanno dimostrato negli ultimi anni e  la storia parla per loro. Ma avrei pensato diversamente rispetto ad una scelta come ha fatto lui. Per me sarebbe troppo semplice andare in una squadra che vince già da anni e vincere lì, come se fosse una cosa normale. Invece io voglio essere protagonista. Vincere qua a Roma contro la Juve sarebbe una doppia soddisfazione. E tutte le scelte fatto in passato le rifarei, sono uno che dice quello che pensa, sono fatto così.

Invece sei sempre rimasto a lungo nelle squadre in cui sei stato.

Sono sempre rimasto a lungo nelle società in cui sono andato, ho trovato sempre posti buoni dove vivere. Piacenza era una città piccola, ma essendo stata la prima dopo essermi trasferito dall'estero è stata comunque una bella esperienza. A Cagliari mi sentivo a casa, il clima era bello, la gente mi voleva bene e la stessa cosa vale qui a Roma: non vedo il motivo per cui debba andare via, vivo bene ho tutto quello che mi serve. In questi casi neanche tutti i soldi del mondo ti possono far cambiare idea. E' una scelta che ho fatto perché penso di vivere bene e avere tutto quello di cui ho bisogno.

Come vivi Roma?

Della città ho visto già tanto, cerco di vivere come una persona normale, ma non è che vado in giro molto in centro, troppo traffico e troppo caos, preferisco andarci per l'ora di cena. Mi piace andare dappertutto, nei posti più semplici e in quelli più belli, cerco di vivere come una persona normale. Per me è rilassante anche questo. Se torno a casa dopo una partita poi non dormo fino alle 5 di mattina. Invece esco e torno alle 4, mi rilasso ugualmente. La vedo così, non fa parte di me stare troppo concentrato solo su una cosa. Fino ad oggi ho vissuto ogni giorno della mia vita al massimo e sono molto contento. Magari per qualcuno non è un bell'esempio... Ma io sono un calciatore, l'educatore lo lascio fare agli altri. Ho i miei figli e cerco di crescerli bene, ma nella vita privata faccio le cose che ritengo giuste e in partita mi sento sempre pronto.

Resteresti a vita alla Roma?

Potrei firmare a vita per la Roma, anche perché ho rinunciato a tante squadre. Ormai mi sono abituato a tutto. Non ho mai trovato il vero motivo del perché andar via. Poi se la società un giorno decidesse di cacciarmi via, non potrei farci niente. In questo momento sono felice e l'importante per me è questo.

Guardi molto la tv?

Dipende, in particolare le serie tv o la sera, quando è tardi, l'NBA. La serie che mi è piaciuta di più è Prison Break, una delle più belle.

Napoli favorito per lo scudetto a detta di molti, dove collochi la Roma?

Non parlo più della Roma in ottica scudetto, in passato quando ne ho parlato poi è andata sempre male.

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