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Elezioni Figc, parla Sibilia: «Lotito non è mio sponsor»

«Ho la mia storia, anch’io voglio le riforme. Totti con Tommasi? Lavoro di squadra, lo vorrei con me. Sì alle seconde squadre, ma gli stranieri sono troppi»

27 Gennaio 2018 - 08:46

Dei tre pretendenti alla carica di presidente della Figc, Cosimo Sibilia è sembrato quello meno preoccupato delle possibili alleanze. Ha corso sempre da solo, guardando Gravina e Tommasi con attenzione, cercando di capirne in anticipo i movimenti e, soprattutto, le intenzioni. Per un momento, sembrava aver anche raggiunto un accordo di massima con il presidente dell'Assocalciatori. Premesso che i giochi ancora non sono chiusi, Sibilia alle elezioni ci arriva contando solo sulle sue forze, che poi sono quelle che fanno capo anche alla cordata guidata dal patron della Lazio, Claudio Lotito.

Il nostro giornale sostiene la candidatura di Tommasi. Provi a farci cambiare idea.

«Vi chiamate Il Romanista, Damiano è stata una colonna del terzo scudetto della Roma, magari è anche giusto così. A parte le battute, io non voglio farvi cambiare idea sulla candidatura di Tommasi, ma voglio spiegarvi il perché la mia, di candidatura, è seria e concreta. Come presidente della Lega Dilettanti, ho intenzione di contribuire alla riforma del calcio partendo dalla base. Utilizzo il termine contribuire non a caso: ho scelto #giochiamodisquadra come frase simbolo della mia candidatura perché penso che solo così si possano ottenere risultati concreti».

Ci sono possibilità di alleanze con Tommasi?

«Discuteremo di tutto con lui fino all'ultimo, ci confronteremo ancora sui programmi. Perché è quello che ci interessa, d'altronde i calciatori sono i protagonisti del calcio e dobbiamo ascoltarli».

Tra i tre candidati si ascolta spesso un appello all'unità d'intenti. Intanto, al 29 si arriva divisi come prima. Perché?

«Detto che mancano ancora un paio di giorni, da parte nostra c'è sempre stata la volontà di arrivare a una soluzione condivisa. O, comunque, con il più grande consenso possibile».

Perché le dà così fastidio non essere considerato riformista?

«Perché spesso chi lo fa non conosce nulla del mio percorso umano e professionale. Si ferma alle apparenze, ma è necessario andare oltre se si vuole crescere».

Cosa la unisce a Claudio Lotito, suo principale "sponsor?"

«Considero Lotito una persona intelligente e con delle idee, magari a volte un po' pittoresco nei modi di fare. Ma non parlerei di sponsor, la mia candidatura è sponsorizzata dal mio percorso come presidente della Lega Dilettanti e dai miei programmi».

Se eletto, da dove partirebbe?

Uno dei miei obiettivi primari è dare luogo a un rinnovato confronto con il Governo e il Coni: rispetto tutte le discipline sportive, ma lo specifico ruolo del calcio italiano nella complessiva realtà sportiva nazionale deve ottenere il meritato riconoscimento. Poi ripartirei dai giovani e dall'istituzione e lo sviluppo di Centri Federali Territoriali per la crescita dei migliori talenti, al maschile e al femminile. C'è poi la scuola, il Settore Giovanile e Scolastico dovrà migliorare il dialogo con le istituzioni scolastiche, coinvolgendo il mondo della scuola fino alle fasce di età più piccole. Infine, le seconde squadre: nel nostro paese i giovani calciatori hanno poche possibilità di mettersi in mostra e approdare in prima squadra. Consentire alle seconde squadre delle società di Serie A di partecipare al campionato organizzato dalla Lega Pro, limitando la partecipazione agli Under 21, potrebbe contribuire a una maggior crescita dei giovani, determinando una zona intermedia tra la fine del campionato Primavera e il professionismo ai massimi livelli. Poi norme più stringenti per l'ammissione ai campionati professonistici».

Che ruolo darebbe a Buffon?

«Bisogna parlare di programmi, non di poltrone. Credo interessi anche a lui, se davvero smetterà a fine stagione, ascoltare cosa abbiamo da dire. Con l'occasione gli faccio anche gli auguri per i 40 anni, in attesa di farlo privatamente, e gli auguro di essere sempre giovane nella testa, come è ora. La sua esperienza e il suo amore per il calcio possono essere preziosissimi, dovrà esserci una figura di gestione per gli aspetti tecnico-sportivi. Non solo, vorrei indicare come testimonial i calciatori e le calciatrici azzurri più rappresentativi. Si occuperanno dell'attività promozionale del Club Italia, mi vorrei confrontare anche con Totti. È un dirigente della Roma, ha appoggiato pubblicamente Tommasi, ma il mio #giochiamodisquadra vale anche per lui».

Quale punto dei programmi di Gravina e di Tommasi considera più distante dal suo?

«Di Tommasi non condivido il fatto che non ritenga eccessivo il numero degli stranieri nei campionati professionistici, da Gravina invece mi aspettavo più coraggio sull'introduzione delle seconde squadre in Lega Pro: quando l'anno scorso c'è stata la possibilità di inserirle grazie alla disponibilità di diversi club di Serie A, è stata proprio la sua Lega a dire di no».

Come si riportano i tifosi allo stadio?

«Per prima cosa attraverso impianti più sicuri e funzionali. Poi riavvicinando il calcio alle famiglie, come presidente dei Dilettanti, cioè della base del sistema, so quanto questi aspetti siano importanti».

Cosa pensa della proposta di Malagò di rimandare le elezioni e come valuta il suo operato durante questa campagna elettorale?

«Sul rinvio ho già dichiarato le mie perplessità tecnico-giuridiche. Oggi con Tommasi e Gravina le ribadiremo al presidente Malagò. Vogliamo andare al voto, pur consapevoli che il calcio italiano, da lunedì, dovrà mostrare serietà e grande senso di responsabilità».

Carlo Tavecchio che presidente è stato?

«La presidenza di Carlo Tavecchio ha fatto cose positive, l'errore che non possiamo compiere è quello di azzerare quanto fatto di buono fino ad ora. Tavecchio e Ventura sono gli unici che hanno pagato, ma il dramma della mancata qualificazione al Mondiale ha radici più profonde».

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