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Il programma elettorale di Tommasi/3ª puntata: prima le donne e i bambini

Nuove idee per il settore giovanile e femminile. Vincoli e premi mettono in crisi le vocazioni, cambiamo. Migliori figure professionali anche tra le ex calciatrici

Damiano Tommasi
18 Gennaio 2018 - 09:29

Continua la pubblicazione integrale del programma presentato dal candidato alla Presidenza della Federazione Italiana GiuocoCalcio Damiano Tommasi. In questa puntata i capitoli 6 e 7.

6/CALCIO GIOVANILE E DILETTANTI

OBIETTIVI:

- Invertire il trend di calo delle iscrizioni e dei praticanti;

- Formare i giovani partendo dalla base;

- Tutela della salute.

Il calcio dilettantistico ha subìto nel corso degli anni un calo costante del numero dei tesserati e del numero delle società iscritte. L'inversione di tendenza, oltre che auspicata e incentivata, va favorita con un'analisi delle criticità. Vincolo sportivo, premio di preparazione e obbligo dei giovani in campo, se possono apparire proposte orientate alla formazione dei ragazzi, si rivelano molto spesso le vere cause dell'abbandono. Una rimodulazione di queste particolari caratteristiche del dilettantismo, nell'ottica di favorire la reale formazione dei giovani senza provocare eccessivo ab bandono dell'attività sportiva, sarà tema di confronto tra le parti interessate. Obiettivo della Federazione sarà quello di far giocare a calcio e di mettere nelle condizioni i giovani di potersi esprimere al meglio, salvaguardando la sostenibilità delle società calcistiche.

Non sempre obbligatorietà è sinonimo di fiducia nei giovani, ma incentivarne l'utilizzo e la valorizzazione a livello dilettantistico deve essere visto anche nell'ottica lungimirante della maglia azzurra. Come noto, da circa 16 anni, la Lega Nazionale Dilettanti ha introdotto, per le società partecipanti ai vari campionati dalla stessa organizzati, l'obbligo di impiego di calciatori giovani, in termini diversi a seconda della categoria di appartenenza dei club.

L'obbligatorietà dell'impiego in campo rischia di essere «inversamente proporzionale» alla formazione del giovane calciatore. Le analisi hanno, difatti, dimostrato che la norma così formulata "prepara" il giovane alle categorie inferiori, anziché formarlo per quelle superiori. Nelle 168 società di Serie D (2015/2016), su n. 715 classe ‘95 esaminati: il 34,27% svincolato ante 2016; il 31,61% tesserato categorie inferiori; l'8,6% svincolato al 7/2016; l'1,4% tesserato nei prof.; l'1,4% all'estero; solo il 21,82% tesserato in Serie D. Moltissimi giovani non sono prodotti dal vivaio del club che li impiega, ma provengono da altre società che svolgono solo attività di settore giovanile, spesso fuori Regione; ciò comporta inevitabilmente l'aumento delle spese per le compagini che li tesserano. I ‘98 e ‘99 attuali sono ancora in età scolastica; per dedicarsi alle sedute di allenamento mattutine sono molte volte costretti a saltare giorni di scuola e, in molti casi, a causa del numero di assenze accumulate, perdono anni scolastici importanti nel periodo formativo più delicato della loro vita. Formare giovani calciatori non può prescindere dal formare giovani cittadini.

Infine, il tema delicato e prioritario della tutela della salute per tutto il mondo dilettantistico ci impone di trovare un meccanismo di controllo efficace e puntuale sull'assolvimento dell'obbligo di certificazione medica per tutti i tesserati. L'ipotesi di legare la certificazione medica alla documentazione necessaria per il tesseramento è senz'altro il metodo più diretto, anche se potrebbe generare alcune criticità. Sarà doveroso istituire un confronto con la LND per approfondirne applicazione ed eventuali difficoltà di intervento.

7/CALCIO FEMMINILE

OBIETTIVI:

- Costruire una «filiera unica» di gestione con cabina di regia federale;

- Rivisitare lo status delle atlete;

- Cambiare la percezione del calcio praticato dalle donne.

La crescita del calcio femminile deve continuare nel solco tracciato dalle Linee programmatiche per lo sviluppo del calcio femminile della FIGC, già approvate e integrate con il contributo della Commissione Sviluppo e Promozione del Calcio Femminile. Per incrementare il numero di tesserate, società e squadre è necessario agevolare l'attività giovanile – anche attraverso il coinvolgimento della scuola e delle università - avviare un programma di comunicazione e marketing e sviluppare programmi di formazione e specializzazione finalizzati al miglioramento delle figure professionali tecniche e dirigenziali operanti nel calcio femminile, anche attraverso il coinvolgimento delle ex calciatrici. (...) È, inoltre, funzionale stabilire meccanismi di incentivazione e di premialità per le società che creano squadre e sezioni femminili e favorire meccanismi di affiliazione e partecipazione delle scuole alle attività giovanili. Di fondamentale importanza è l'introduzione di un nuovo sistema di licenze per la partecipazione ai campionati nazionali, nonché il consolidamento della dimensione sportiva e del profilo organizzativo, economico e finanziario delle società di calcio femminile attraverso la rivisitazione del sistema normativo. La strutturazione di un piano di comunicazione e marketing, attraverso la ricerca di partner e sponsor a sostegno del movimento femminile, la sinergia con i media nazionali e locali, l'utilizzo di testimonial e l'organizzazione di un grande evento sportivo, possono favorire la diffusione del calcio femminile, come avvenuto nelle principali federazioni europee. A tali progettualità va affiancata la costruzione di una nuova governance. (...)

Il coinvolgimento di tutte le anime del sistema federale, in cui ciascuna componente stabilisce i propri criteri interni di funzionamento e individua i soggetti incaricati, è il passo determinante per accelerare lo sviluppo e ridurre il gap accumulato nei confronti di altri movimenti calcistici al femminile. La rivisitazione dello status delle atlete deve rientrare tra le priorità, sia per quanto attiene all'ordinamento sportivo, sia in relazione alle leggi dello Stato. L'obiettivo deve essere quello di costruire i presupposti perché l'attività sportiva delle calciatrici di vertice venga riconosciuta, a tutti gli effetti, come una attività lavorativa. Come per il calcio giovanile dilettante, dovranno essere valutati e ricalibrati i vari istituti del vincolo sportivo e dei premi di preparazione, che dovranno armonizzarsi con la nuova realtà dei Club professionistici e con le realtà prettamente dilettantistiche, salvaguardando la sostenibilità del sistema. Il continuo incentivo verso le Società Professionistiche di tutte e tre le Leghe (A, B, Lega Pro) ci darà nel prossimo futuro la possibilità di aumentare la partecipazione giovanile ad attività esclusivamente al femminile e dovremo essere pronti a coordinarne le diverse peculiarità normative. Il budget federale destinato al movimento del calcio femminile può essere implementato attraverso una strategia, di medio termine, che punti alla valorizzazione e commercializzazione del «prodotto» in termini di diritti TV. (...) Dovrà essere cambiata la percezione del calcio praticato dalle ragazze, superando stereotipi e pregiudizi che ne hanno limitato la diffusione, per sviluppare una potenzialità in espansione che risente ancora di sensibilità e propensioni differenti a livello territoriale.

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