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L'intervista - Dario Canovi: «Schick è un fenomeno, con la Juve una storia strana»

Avvocato, storico procuratore e, soprattutto scopritore dell'attaccante della Roma in Repubblica Ceca, ci racconta la genesi di un campione

13 Dicembre 2017 - 07:42

«Ho visto un fenomeno». Dario Canovi, storico procuratore di un calcio che non è comunque a sua immagine e somiglianza, ha cominciato così a raccontarci come abbia scoperto Patrik Schick. Peraltro, non prendendosi meriti che non sono tutti suoi.

Chi aveva visto un fenomeno?
«Mio figlio Simone. Era andato a seguire gli Europei under 16. Vide una partita della Repubblica Ceca. Mi chiamò dicendomi di aver visto un fenomeno».

Schick dobbiamo supporre.
«Proprio lui. A quel punto ci mettemmo in moto».

Come?
«Andai a Praga per parlare con Paska, il procuratore del ragazzo. Lo avevo conosciuto ai tempi del trasferimento di Skuhravy al Genoa. Trovammo un accordo».

E poi?
«Paska venne a Roma. Lo accompagnai allo studio Tonucci per incontrare Sabatini. Ci disse che si sarebbe informato sul ragazzo. Ci mise poco. Lo studio Tonucci è a un passo da Piazza del Popolo, non facemmo in tempo ad arrivare da Canova che Sabatini mi telefonò: lo voglio, hai il mandato della Roma».

La storia come proseguì?
«Partii per Praga. Parlai con lo Sparta, proprietario del cartellino, per chiudere mi chiesero quattro milioni e mezzo. Riferii a Sabatini».

La risposta?
«Quattro milioni più bonus. Sembrava un affare facile e solo da chiudere».

Invece?
«Era la fine di giugno. Sabatini era alle prese con plusvalenze e bilancio. Passarono giorni decisivi».

Anche perché si materializzò la Samp.
«Paska mi aveva avvertito che la Samp era andata a Praga e aveva offerto quattro milioni e mezzo. Sarebbe stato sufficiente pareggiare l'offerta e Schick sarebbe diventato un giocatore della Roma con un anno di anticipo e a una cifra assai diversa da quella che è stato pagato l'estate scorsa.Eppure il tempo per pareggiare l'offerta ci sarebbe pure stato ».

Cioè?
«Il Consiglio Direttivo dello Sparta Praga si riunì il 12 luglio e quel giorno decise di venderlo. Solo che io a Sabatini avevo mandato una mail ma poi non l'avevo più sentito. E allora il giocatore si vestì di Sampdoria».

Veniamo all'operazione di quest'anno.
«Monchi mi telefonò per dirmi che la Roma era interessata al giocatore. Lo dissi a Paska».

Che rispose il procuratore?
«Che se la Roma si fosse messa d'accordo con loro, l'avrebbero portato in giallorosso. Poi la storia sapete come è andata, con tanto di incontro a Montecarlo tra le parti».

L'affare si è chiuso lì?
«Non so se sia chiuso lì, ma certo ormai era in dirittura d'arrivo ».

Dario Canovi in tutto questo non c'è entrato per niente?
«Ero fuori dall'affare se pensiamo all'aspetto economico. Non mi voleva Satin, l'altro procuratore. Mi sono guardato bene di lavorare con una persona di questo tipo. I miei rapporti sono sempre stati con Paska».

A distanza di mesi sei sempre convinto che questo sia un fenomeno?
«Ancora di più. La Roma ha preso un campione. Il tempo ve lo dimostrerà».

Eppure alla Juventus hanno pensato in maniera diversa.
«Storia strana quella con la Juventus. Non crederò mai a quelle visite mediche non superate dal ragazzo. Un medico serio, nel caso, poi non lo manda a giocare con l'Under 21. Tra l'altro c'è da dire che Schick aveva detto sì alla Juve solo per il fattore presenza di Pavel Nedved. E in questo senso c'è da capirlo».

Come lo spieghi allora il dietrofront della Juve?
«È stata una cosa un po' moggiana e non vuole essere un complimento. Hanno fatto evidentemente altre scelte, ma certo non hanno fatto una bella figura con il ragazzo».

La Juve si pentirà della scelta fatta?
«Mi auguro di sì. Anzi ne sono convinto. Questo è un fenomeno».

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