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Mondiali 2018, una maglia del Perù per uscire dalla crisi

La febbre playoff contro la Nuova Zelanda sta risollevando l'economia del paese

10 Novembre 2017 - 12:02

Dammi una maglietta e ti salvo il paese, canterebbe Donatella Rettore assistendo al un fenomeno che sta caratterizzando le giornate di milioni e milioni di peruviani. Con la nazionale alle prese con i preparativi per la gara di andata contro la Nuova Zelanda del playoff per il Mondiale di Russia, partita in programma a Wellington nella notte italiana tra venerdì e sabato, l'entusiasmo nel paese andino è cresciuto a dismisura. È tanta la voglia di qualificarsi alla Coppa del Mondo considerando l'assenza da quasi quattro decadi, precisamente dall'estate del 1982: l'edizione spagnola che vide la gloriosa cavalcata degli Azzurri e un pareggio nel girone tra Italia e Perù con l'autorete di Collovati a rendere vano il vantaggio di Bruno Conti. Che dalla Spagna tornò proprio con una maglia biancorossa messa in mostra alcuni mesi dopo sul litorale romano. Una qualificazione che potrebbe generare un giro d'affari superiore al miliardo di dollari. Un impatto fortemente positivo non solo grazie ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni, ma anche a livello locale per tutti gli esercizi commerciali: dai bar ai ristoranti fino ai negozi. La stima degli economisti ha inoltre portato ad ipotizzare una crescita dello 0.5% del Pil locale: un dato strabiliante considerando le recenti difficoltà del paese a causa dei fenomeni climatici che hanno messo il Perù in ginocchio tra gennaio e marzo, con inondazioni che hanno colpito l'intera costa pacifica, oltre ai quattro mesi ininterrotti di scioperi nel campo dell'istruzione scolastica che hanno tristemente segnato il 2017 peruviano. «Stiamo attraversando uno dei momenti peggiori della nostra storia –ha affermato Susana Saldana, dirigente di punta delle industrie tessili del barrio di Gamarra – Tuttavia grazie ai successi della nazionale si è creato un clima di euforia collettiva mai vista prima».

Euforia che nel solo mese di ottobre ha portato alla vendita di oltre un milione di gadget tra magliette, sciarpe, cappelli e bandiere, costringendo altrettanti lavoratori delle fabbriche di Gamarra a lavorare notte e giorno al fine di produrre circa tre milioni di divise della nazionale biancorossa. Tante secondo le stime le richieste che arriveranno nei prossimi giorni e in vista della gara di ritorno contro la Nuova Zelanda in programma a Lima nella notte fra mercoledì e giovedì. «Prima i peruviani entravano nei negozi per acquistare le magliette dei maggiori club europei e di nazionali come Spagna e Germania. Ora indossano con orgoglio la divisa del Perù», ha concluso la numero uno delle industrie tessili. Una divisa che a partire dal 2018 vedrà un cambiamento di notevole rilievo, in quanto alla scadenza dell'accordo con la Umbro inizierà la produzione da parte del nuovo sponsor tecnico, ovvero la ditta ecuadoriana Marathon. «Nei soli mesi di settembre e ottobre abbiamo assistito a un incremento del 50% delle vendite – ha dichiarato il rappresentante della Umbro per il Perù – e in caso di qualificazione siamo pronti a quintuplicare la produzione». Il calcio come medicina per aiutare un paese in profonda crisi, con la nazionale costretta a far ritorno a Lima sullo stesso charter dei rivali neozelandesi e uno Stato intero desideroso di tornare a vedere quelle magliette biancorosse disputare un Mondiale. Quelle magliette che tanto bene stanno facendo al Perù.

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